Inter-Roma, dalla sfida Scudetto all'ultimo appiglio
Forse è l'ultima chiamata. Se non lo è per l'Inter, che oramai è fuori tempo massimo per costruire una stagione che non sia fallimentare, lo è certamente per la Roma, cinque punti di vantaggio sul Napoli e la possibilità di mantenere le distanze invariate dalla società di Benitez, costretta come sarà a un altro ulteriore doppio scontro contro il Dnipro. Gli azzurri, come la Fiorentina, potrebbero perdere un po' di terreno in campionato - e forse pure le energie mentali - intorno alla metà di maggio. Il tempo dei calcoli non c'è ancora, quindi Rudi Garcia dovrà certamente tentare di vincere una sfida che non si presenta semplice. Perché San Siro è comunque difficile da espugnare, perché l'Inter ci tiene a fare bella figura - dopo non averla fatta contro il Milan, seppur dominando - e il doppio rientro di Brozovic e Guarin mette qualche freccia in più all'arco di Mancini.
Già, Mancini, che nella sua prima esperienza da allenatore dell'Inter aveva affrontato sì la Roma, ma con la presunzione dell'essere Campione d'Italia senza nemmeno troppe difficoltà. Almeno fino a Liverpool, quando un'Inter decisamente più forte dei giallorossi tentò di mangiarsi qualsiasi vantaggio, arrivando in debito di ossigeno a Parma, salvato solo dalla bravura di uno Zlatan Ibrahimovic che di anni ne aveva solamente ventisei. Sette anni fa, un'era geologica nel calcio, con l'arrivo di Mourinho di lì da venire, e Massimo Moratti ancora abituato a spendere nel rinforzare una delle squadre più costose della storia del gioco. Così stasera, in una sfida importante solo per Rudi Garcia, l'Inter si troverà a combattere, di fatto, contro se stessa.