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Inter, storia di un club senza società in cui il colpevole non paga mai

Inter, storia di un club senza società in cui il colpevole non paga maiTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 24 ottobre 2016, 07:152016
di Gianluigi Longari

La ricerca spasmodica di un capro espiatorio trova facili soluzioni. Immediate e dolorose, senza ritorno: tranne per chi tesse le fila. 
La sconfitta dell'Inter a Bergamo contro l'Atalanta riapre a soli tre giorni di distanza dalla vittoria senza capo né coda ottenuta contro il Southampton, la questione legata all'esonero di Frank de Boer dalla guida della panchina interista. Intendiamoci, non siamo a raccontare che tre sconfitte di fila per le maglie nerazzurre possano stare agilmente nei confini della normalità. Ovviamente no. Tuttavia, rifacendoci alla premessa di cui sopra, cerchiamo di approfondire le dinamiche dell'ennesima stagione senza capo e che prospetta di non avere nemmeno una coda. 
C'è stato snobismo, magari misto a illusione, nella scelta di affidarsi a Frank de Boer a metà agosto. Un paio di settimane è un periodo di tempo insufficiente per tutti per ribaltare una rosa, figuriamoci per un allenatore che arriva da una scuola di calcio e che si propone conseguentemente di indottrinare i suoi allievi, prima ancora di allenarli. Una proposta affascinante se il tentativo è stato quello di cambiare l'approccio dell'Inter all'interpretazione del calcio: passando dalla "continua sofferenza per arrivare alla vittoria" alla volontà narcisistica di specchiarsi dopo aver raggiunto il risultato rimanendo soddisfatti di quanto si osservava. Una decisione sensata solo nel momento in cui viene corredata di tutto il supporto di cui necessita. Solo nel momento in cui chi la prende (già, chi l'ha deciso?) si assume la responsabilità di dare un barlume di credibilità ad una società assente, chiarendo urbi et orbi il concetto abusato che "questo è l'allenatore al quale ci affidiamo. Chi non rema nella stessa direzione, non farà parte del nostro ambizioso e danaroso progetto).

Niente di rivoluzionario, intendiamoci, lo fece Berlusconi con Arrigo Sacchi 30 anni fa ed in molti hanno cercato di emularlo in difesa di scelte di cui si dicevano convinti. Magari senza ottenere i risultati, ma se non altro con la convinzione di poterci riuscire.
Un aspetto che all'Inter di questa stagione è mancato nella sua totalità. Non una presa di posizione decisa da parte di nessuno. Squadra allo sbando ed allenatore totalmente privo di quell'involucro solitamente compreso nella confezione dei club più blasonati del globo. All'Inter non è così, pur non mancando il blasone di cui sopra. Ciò che manca è la società, nella chiarezza dei suoi ruoli e delle sue dinamiche. Se non vi si pone rimedio, il prossimo allenatore sarà solo il prossimo capro espiatorio. E pagherà le conseguenze immediate e dolorose di Frank de Boer (il quale, per inciso, è del tutto esente da colpe). Le stesse per tutti. Tranne per chi tesse le fila.