Juve, fortuna che c'è il ritorno. Tevez non basta ad inchiodare il Benfica
Tutto da rifare. Meno male che a disposizione c'è ancora la gara di ritorno a Torino, dove ci penseranno i 40.000 dello Stadium a trascinare la Juventus. Avremmo però voluto dedicare il commento dell'andata tra Benfica e Juventus soprattutto al gol ritrovato in Europa da Carlos Tevez. Sono passati esattamente 60 mesi e qualche settimana, era il 7 aprile 2009 quando l'argentino segnò proprio ad una squadra portoghese, il Porto, con la maglia del Manchester United. È il 20esimo gol stagionale per l'argentino con la maglia della Juventus, forse quello più importante perché gli permette di togliersi un peso enorme che da troppo tempo si portava sulle spalle e che per un giocatore abituato come lui a segnare non è l'ideale, ma che aiuta solo al 50% la Juve a conquistare un pass per la finale. La corsa fino ad abbracciare la panchina, i compagni che si accalcano attorno e addosso a lui, i 600 supporters juventini che per 1' si impadroniscono della scena in un Da Luz fino a quel momento impenetrabile, visti i 55 mila presenti: questa sarebbe stata la cartolina perfetta con cui ricordare questa prima semifinale di Europa League.
I piani, le idee di Antonio Conte si sono infranti dopo appena qualche minuto col vantaggio di Garay, un calcio d'angolo mal coperto che non ha lasciato scampo alla Juventus. Da quel momento e fino all'1-1 di Tevez, ecco tornare il problema che spesso si è proposto nel corso della seconda parte di stagione proprio là davanti, dove l'azione muore e porta in avanti il risultato. La Juventus vista a Lisbona ha costruito tanto, anche più di quanto ha fatto col Lione, ma poi a mancare è stato l'ultimo tocco, la degna conclusione di un lavoro che merita di vedere la palla rotolare, infine, nella porta avversaria. Il gol che porta infine nuovamente in vantaggio i padroni di casa con Lima è una vera doccia fredda che lascia il segno e mette in una sola condizione la Juventus: vincere tra 7 giorni per non dire addio ad un sogno.