L'epopea della B. Decisamente un brutto spot
Alla fine, si può dire, ci sono cose peggiori. Calcioscommesse, arbitri venduti, calciatori pure (e non da una società all'altra), omertà, evasione fiscale vera o presunta, passaporti falsati e via dicendo. Però la querelle della Serie B, con l'interesse - e probabilmente pure la necessità - di ridurre l'organico a venti squadre, dopo un decennio a ventidue (la crisi colpisce tutti) e con moltissime società in difficoltà economiche che poi rischiano di sparire dopo una retrocessione. Oggi il Collegio del Coni si pronuncerà sul ricorso del Novara, ma il problema va oltre.
La realtà è che un campionato a ventuno squadre - con il riposo - ha davvero poco senso, perché può risultare falsato. Certo, se capita come la Nocerina in Lega Pro dello scorso anno - esclusa dopo un derby farsa contro la Salernitana - in corsa, allora è un altro discorso. Altrimenti partire a bocce ferme così non sarebbe certo un bello spot per il nostro calcio (qualora ce ne fosse ulteriormente bisogno).
Aspettare dunque un altro anno per la riduzione, con club che rischiano di non iscriversi, può non essere un errore.
Quello che, al di là dei criteri che appaiono discutibili è incredibile è che la cadetteria possa partire senza una delle sue società. Di più, una squadra costruita per la Lega Pro rischia di non avere tempo per intervenire sul mercato - e massicciamente, la forbice con la terza serie è inequivocabile. Dunque sì, ci sono cose peggiori. Ma è il nostro sistema calcio che è danneggiato, sin dalle fondamenta. E, finché non ci saranno scelte (magari dolorose), continuerà a inanellare brutte figure.