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L'ultima bandiera che Liverpool non può e non deve ammainare

L'ultima bandiera che Liverpool non può e non deve ammainareTUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
venerdì 31 ottobre 2014, 18:312014
di Marco Conterio

C'è stato solo un momento nel quale la bandiera ha soffiato nel verso sbagliato. Dall'altra parte del Mersey, di Blue dipinta di Blue. Caramelle, Toffees. Convinsero il giovane Steven George Gerrard a vestirsi con la maglia dell'Everton, timidamente sorridente tra i due trofei. Let it be, lascia che sia, avrebbe cantato Sir Paul McCartney. E se così fosse stato, Steven Gerrard sarebbe stato un capisaldo del passato e del presente dell'Everton, piuttosto che del Liverpool. Chissà, magari al The Albert non ci sarebbe stata l'icona di un capitano vincente a Istanbul, magari Steve G avrebbe ricevuto poi i fischi come Wayne Rooney, anche lui Scouser ma tifoso dei Toffees e finito poi a giocare nell'altra storica rivale del Liverpool. Il Manchester United.

La vita è fatta di scelte e di colori. L'iride di Liverpool ne ha solo due: il blu ed il rosso. Steven Gerrard scelse quello fiammante e felice della squadra che fu di Keegan, esordendo giovanissimo e guidando i Reds tra gioie e lacrime. Istanbul e Atene. Una carriera scivolata via lentamente, come le belle storie romantiche. Steven Gerrard è il Liverpool ed il Liverpool è Steven Gerrard. Una delle ultime bandiere del calcio moderno rischia però d'ammainarsi e questo è un errore che la dirigenza Reds non può e non deve permettersi. Per la prima volta in tanti anni, Gerrard ha parlato a cuore aperto ed ha ammesso che il suo futuro potrebbe essere altrove. "Questa estate non andrò in pensione -ha dichiarato-. Voglio continuare a giocare, al Liverpool o altrove. La decisione sul rinnovo spetta alla dirigenza, Tutto dipende da loro".

Se nel calcio c'è ancora un briciolo di cuore, che la dirigenza lo ascolti. Che rinnovi il suo contratto. Perché Gerrard può poi prendere tante strade, come già fatto da Carragher: commentatore, magari allenatore, forse dirigente. Ma non altrove. Non da un'altra parte. Non lo si paragoni con Frank Lampard, che prima di diventare icona al Chelsea era furetto del West Ham. Sia magari come Paul Scholes, eroe silenzioso di casa Manchester United, che dal 1991 al 2013 ha giocato coi Red Devils. Ma non raccontate del paragone al Capitano del Liverpool. Nel giorno della sua prima volta con l'Inghilterra, chiese all'allora staff della Nazionale: "scusate, ma io dovrei sedermi a tavola con quelli lì?". Ecco. 'Quelli lì' erano i giocatori del Manchester United. La bandiera ha scelto la sua direzione, dal 1987. Non sia la dirigenza del Liverpool ad ammainarla.