La Juve si piega al gioco dell'Atletico ma c'è ancora tempo per rimediare
Si interrompe al 75' e a Madrid l'imbattibilità di Gigi Buffon. Giocare davanti a 50 mila tifosi in festa nessuno immaginava sarebbe stato facile, ovvero nel famoso catino in cui sono cadute squadre come Real, Barcellona e solo lo scorso anno Milan, per nominarne qualcuna. La Juventus è entrata in campo comunque senza paura, sapendo che questa non sarebbe stata una gara da dentro o fuori, ma che, in caso di risultato negativo, ci sarebbe stato comunque tempo per rimediare. La forza dell'Atletico sta però nel famoso tredicesimo uomo in campo, il pubblico (il dodicesimo è Simeone), in quella che in città la tifoseria biancorossa attendeva come la gara dell'anno. Il primo tempo i bianconeri hanno dimostrato di aver comunque imparato tanto dalle pregresse esperienze in Europa. Il possesso palla è stato interamente dalla parte della squadra di Allegri nei primi 45', tanto gioco, tanto fraseggio e corsa spesso resi complicati solo dagli spazi ristretti lasciati dai Colchoneros, intenti a soffrire il meno possibile. Dalle parti di Buffon e Moya si sono visti però poche volte i rispettivi avversari. Il numero uno bianconero ha avuto un attimo di batticuore in occasione di un tiro dalla distanza di Mandzukic, Moya invece si è visto sfiorare il palo da una parabola quasi perfetta di Pogba.
Nel secondo tempo la musica cambia. Simeone deve aver strigliato i suoi in maniera decisa negli spogliatoi, ecco che si spiegano i 15' di continuo possesso palla e grande intensità dei padroni di casa, situazione che rende sempre più difficile ai bianconeri uscire dalla propria metà campo: il culmine è in un'azione portata avanti da Arda Turna e bloccata prima da un intervento involontario con la mano di Caceres e poi da Buffon. Il gol è nell'aria e arriva alla mezz'ora con il numero 10 turco che sfugge prima ad Evra e poi a Lichtsteiner e buca la porta fino a quel momento gestita egregiamente da Buffon. Dopo, la confusione sembra regnare nella testa e nelle gambe dei bianconeri, tra falli, reazioni, ammonizioni. Neanche il passaggio al 4-3-3 aiuta la Juventus che si piega, comunque con onore, al potere dell'Atletico tra le mura domestiche. C'è ancora il ritorno e in quel caso il catino si chiamerà Juventus Stadium.