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La lezione di Frank Lampard

La lezione di Frank Lampard
lunedì 22 settembre 2014, 17:482014
di Marco Conterio

Venticinque maggio duemilanove. Paolo Maldini saluta San Siro, dopo novecento presenze ma San Siro lo saluta con fischi e striscioni. E' la summa degli esempi che il calcio italiano porta con sè, tra ex storici e giocatori che hanno lasciato il segno, comunque fischiati dal pubblico. Ieri, Zdenek Zeman, è stato accolto dall'Olimpico tra fischi ed applausi. Lo stesso fece il San Paolo con Edinson Cavani, in occasione della sfida contro il PSG, ma pure l'Olimpico con Alessandro Nesta. L'addio visto come tradimento o il rapporto non idilliaco, per screzi o meno, funziona così. Fischi e striscioni, cori e canti, di romantico c'è poco.

C'è invece qualcosa di ben diverso, al di là della Manica. C'è Frank Lampard, che mica ha fatto una scelta di cuore, andando al Manchester City. Anzi. Disse 'non vestirò mai una maglia diversa da quella del Chelsea in Premier League' ed in estate disse addio ai Blues. Direzione States, per vestire la maglia dei New York City. Sei mesi, però, di attesa, prima di iniziare, son troppi, sicché scelse clamorosamente un prestito sino a gennaio ai Citizens. Che sono proprio la grande rivale dei Blues per la lotta al titolo e, segni del destino, che ieri hanno affrontato il Chelsea. Destino. La parola si ripete, ma stavolta gioca uno scherzo incredibile alla banda Mourinho. Palla in mezzo, piatto chirurgico e gol di Lampard. Che si fredda, non esulta, s'emoziona. L'Etihad esplode, i tifosi Blues si gelano. Dopo, però, nessun fischio. Anzi: striscioni per ricordare una bellissima avventura insieme, della storica bandiera della società londinese, recordman di presenze con la maglia del club di Roman Abramovich. Arriva una lezione, un'altra, dall'Inghilterra. Altro che traditi. Il cuore non si dimentica. E Lampard si prende una romantica standing ovation...