La maledizione del quarto posto. E del terzo allenatore in due stagioni
Tim Sherwood è un dead trainer walking. Finirà la stagione, come traghettatore del Tottenham più incostante e incerto delle ultime stagioni, ma poi svuoterà l'armadietto e saluterà l'allegra - ma neanche tanto - brigata, lasciando spazio a un altro tecnico di spessore, nome e fama. Cosa che lui non ha, pur dimostrando di potere succedere a Villas Boas: almeno quello dell'ultimo periodo, perché l'anno scorso con l'apporto maestoso di Gareth Bale il Tottenham sembrava quasi inarrestabile, salvo poi finire al quinto posto un po' per sfortuna un po' per una grandissima rimonta dell'Arsenal di Wenger. Questa volta i Gunners, dopo un anno da padroni della Premier, stanno vivendo una fase di involuzione di cui, però, gli Spurs non possono proprio approfittare. Lontani sia da loro che dall'Everton che, virtualmente, è al quarto posto in classifica avendo sì un punto in meno rispetto ai londinesi, ma con una partita in meno.
Tornando a Sherwood, 10 vittorie e 9 sconfitte - in 22 partite - non bastano per permettersi una riconferma, soprattutto perché in Europa è stato eliminato con una certa semplicità dal Benfica, considerato alla portata del Tottenham, appunto.
L'addio di Sherwood sarà il terzo in altrettante stagioni, con il quarto allenatore che cambierà ulteriormente gli Spurs, con qualcuno - Lamela in primis - che potrebbe essere ceduto nonostante abbia avuto poche possibilità per dimostrare il proprio talento. Incredibile pensare come, dal 2004 al 2012, i londinesi avessero cambiato lo stesso numero di tecnici, con Juande Ramos come intermezzo - non proprio musicale - fra Jol e Redknapp. È la maledizione del quarto posto, acchiappato nel 2012 ma senza qualificazione europea alla Champions a causa della vittoria del Chelsea. Uno smacco che continua a bruciare e che farà saltare di Sherwood.