La pazienza è finita. Pure con un contratto fino al 2020

Due anni fa Alan Pardew era l'uomo più felice di questo mondo. Difficile dargli torto, perché aveva appena firmato un contratto record con il Newcastle United, una delle società più conosciute - e tifate - del Regno Unito. Otto anni, fino a giugno 2020, un buon modo per emulare, almeno come inizio, sir Alex Ferguson, santone del calcio nel nord dell'Inghilterra (e non solo). Impossibile, a parte il Sir del Manchester United, avere un tecnico praticamente eterno. In Italia c'è Colantuono all'Atalanta che difficilmente cambierà società nei prossimi mesi (a meno che non arrivi una grandissima), in Germania Klopp al Borussia Dortmund, per il resto è pressoché impossibile trovare un allenatore così saldo alla panchina, che dopo quattro o cinque sconfitte consecutive non viene nemmeno messo in discussione.
E pure Pardew, purtroppo, è finito sulla graticola. Una vittoria nelle ultime dodici partite, poca evoluzione in un progetto che è diventato più che ambizioso dopo il ritorno in Premier League.

L'intenzione è ritornare ai fasti di Alan Shearer, quando i bianconeri erano arrivati a un passo dal vincere il campionato, perdendo un bottino di dodici punti in pochissime giornate.
Più difficile, è ovvio, riuscire a diventare una potenza in questa Premier, perché il Newcastle ha incassi "normali", che aumenterebbero in maniera esponenziale in caso di raggiungimento della Champions League. Il problema è che pure entrare nelle fab four è una questione di stato, tra Liverpool, United, City, Arsenal e Chelsea. Il Tottenham non ci riesce, l'Everton nemmeno: proprio i Toffees sono stati presi a esempio per una stagione soddisfacente, per ora decisamente steccata.
Sabato, contro l'Hull City, è la partita della verità. Anche perché il tecnico dei Tigers, Steve Bruce, è stato accostato alla panchina della Toon Army, con Pardew graziato dal proprietario Mike Ashley ma già esonerato dai tifosi. Pure con un contratto fino al 2020.