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La rivoluzione del mercato: abolite le terze parti. Da maggio 2015

La rivoluzione del mercato: abolite le terze parti. Da maggio 2015TUTTO mercato WEB
© foto di Image Sport
sabato 20 dicembre 2014, 07:152014
di Andrea Losapio

Finalmente una (gran) buona notizia. La FIFA, dopo anni di mercato strozzato soprattutto in particolari macroregioni, finalmente ha deciso di abolire le TPO. Third part ownership, ovvero i fondi di investimento che spesso mantengono - e rovinano - i diritti economici dei giocatori a fronte di un corrispettivo sia in entrata che in uscita: insomma, qualcuno investe sulla crescita di un particolare giocatore, dando la possibilità alle società di usufruire di soldi che poi verranno ridati alla successiva cessione. Detta così sembrerebbe quasi un buon modo per rimanere a livelli competitivi, un fondo di privati che investe sui progressi in un determinato contesto. Insomma, soprattutto quando i club sono in difficoltà, una sorta di salvagente da una parte, e di scommessa dall'altra.
Peccato che questo non succeda secondo binari di regolarità. Come visto nel caso Falcao: l'Atletico, quando ceduto il Kun Aguero al Manchester City, versava in acque finanziarie decisamente complicate, così non avrebbe mai potuto permettersi il Tigre. Intervenì la Doyen Sport, e per 18 milioni di euro l'accordo fu fatto, Falcao ai Colchoneros quando ne valeva circa 40. E quei 22 milioni di euro mancanti? Era la parte del cartellino presa dal fondo d'investimento. Il 55% di fatto era della Doyen, ma l'Atletico aveva un'esposizione bancaria di 500 milioni, con un fatturato di soli 100: naturale che potessero sorgere altri problemini, e dopo un periodo Falcao era stato pagato solamente 6,5. L'Atleti rischiava di non poter pagare le due tranche da 9 milioni destinate al Porto, così arrivò un nuovo sponsor di maglia (una catena d'alberghi turca) che era di proprietà della Doyen. Altri soldi investiti, insomma, e un nuovo pezzo del cartellino che il fondo d'investimento rosicchiava.

Non si sa bene quale fu, alla fine, la percentuale presa dai Colchoneros per la cessione di Falcao al Monaco: si vocifera fosse del 36%, circa 22 milioni (perché di mezzo c'è pure lo stipendio e quanto dato al fondo per la sua permanenza in Spagna) dei 60 percepiti dal Monaco, decisamente poco per un calciatore che vinse la Coppa UEFA, rischiando di portare altri trofei all'Atletico. Ed è anche per questo che in estate Diego Costa è stato ceduto, a causa dei problemi finanziari del club.
Il discorso sarebbe davvero lungo, anche perché i fondi d'investimento, soprattutto nel calcio portoghese, sono vere e proprie istituzioni. Anche Elaquim Mangala e Steven Defour, due ex big del Porto (uno finito al City, l'altro all'Anderlecht), erano nelle stesse condizioni. Lo Sporting ha dovuto ricomprare alcuni dei suoi stessi giocatori, così come il Benfica, pagando cifre davvero esagerate. Insomma, i fondi d'investimento potrebbero essere una buona scelta, ma in qualsiasi operazione finanziaria enorme ci può anche essere un grosso problema. E una grossa cresta. La stessa Sampdoria ha preso Correa in questo modo. Il ban della FIFA colpisce ma non atterrisce il prossimo mercato, dando libertà di manovra, perché da maggio 2015 saranno vietate, ma a gennaio ci sarà un accordo a tempo per le TPO. Chissà che non ci sia una corsa, di questi fondi, a immettere molti soldi sul mercato per poi vedere i frutti maturare in poco tempo. In ogni caso fatta la legge e scovato l'ingaggio, ma per una volta il calcio mondiale si muove nella direzione giusta.