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La solitudine dei numeri nove: soprattutto se sono due

La solitudine dei numeri nove: soprattutto se sono dueTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
giovedì 30 ottobre 2014, 07:452014
di Andrea Losapio

Filip Djordjevic e Miroslav Klose possono coesistere. Parola di Stefano Pioli, nella conferenza stampa del match di questa sera con il Verona, e dopo che il tedesco ha sbrogliato una gara complicata come quella contro il Torino, subito in discesa per effetto della punizione di Biglia ma poi improvvisamente in salita per una leggerezza di Ciani. L'entrata del panzer Miro ha cambiato l'inerzia della partita, approfittando - come un falco - dell'errore di Gillet sulla punizione di Candreva: il belga ha respinto corto, dando la possibilità a Klose di spingere in rete. Dietro chi c'era? Ovviamente Djordjevic, pronto come il compagno a insaccare ma bruciato dall'istinto del gol del teutonico.
Però è complicato, soprattutto tatticamente, inquadrare una squadra con due numeri nove puri come quelli della Lazio.

Giocare con Djordjevic e Klose porta certamente a dovere crossare dal fondo, ma a perdere anche un pizzico di imprevedibilità dettata da un attaccante più sgusciante, con ritmi più compassati e facilmente imbrigliabili quando la squadra è più corta. Certo, c'è un Candreva che si sta dimostrando sempre più leader, oltre alle incursioni del solito Lulic e alla geometria di un centrocampo che con Parolo e Biglia sta facendo il salto di qualità.
Pioli dovrà fare i salti mortali per far convivere due attaccanti con caratteristiche pressoché uguali, riuscendo in quello che Reja, Petkovic, ma pure Jurgen Klinsmann e Jupp Heyncknes ai tempi del Bayern Monaco, prima con Toni e poi con Mario Gomez. Intanto la Lazio e i suoi tifosi sognano una squadra che possa raggiungere il terzo posto. Anche giustamente, perché le gerarchie non sembrano così definite come un anno fa.