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La solitudine del numero 30. Carrizo e l'Europa League che sfugge di mano

La solitudine del numero 30. Carrizo e l'Europa League che sfugge di mano
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 13 marzo 2015, 11:152015
di Gaetano Mocciaro

Mai come oggi Juan Pablo Carrizo è solo, il giorno dopo esser stato identificato come capro espiatorio del ko contro il Wolfsburg. Al momento in cui l'Europa League è arrivata nella fase calda Roberto Mancini si è trovato davanti a un bivio: gettare nella mischia il vero titolare, Samir Handanovic, o scegliere la strada della coerenza, continuando con l'argentino, portiere di coppa e dodicesimo (anche se col numero 30) di lusso. Il tecnico ha scelto la seconda via prendendosi i rischi del caso. Che sembrano premiarlo, visto che l'argentino si è distinto nel primo tempo con una grande parata. Poi il gol di Naldo, la frittata dell'1-2 e l'errore sul terzo gol che solleva i dubbi dei tifosi e non solo: perché in una gara così, in una competizione che realisticamente è l'unica via per arrivare in Champions non si è puntato sul miglior portiere della rosa?

Il curriculum stesso dell'argentino lascia qualche ombra, basti pensare a come sia passato nel 2007 da acquisto di maggior prestigio della Lazio a riserva nel giro di un girone; o la maglia dell'Argentina di fatto compromessa dopo le sei reti subite dalla Bolivia. Da quel pomeriggio del 2009 Carrizo, che aveva la fiducia di Diego Maradona, perse il treno del Mondiale. E l'Europa League rischia di essere l'ultimo treno perso.