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Le due facce di una crisi annunciata: stelle e stalle del Catania

Le due facce di una crisi annunciata: stelle e stalle del Catania
lunedì 21 aprile 2014, 14:292014
di Gianluca Losco

Ci sono alcune cose nel calcio difficili da spiegare, per altre invece si riescono a trovare spiegazioni abbastanza logiche e razionali. Il campionato del Catania in qualche modo le abbraccia entrambe. La squadra si presenta ai nastri di partenza con Rolando Maran come allenatore; il giusto premio per il tecnico che aveva portato gli etnei al record di punti (56) e all'ottavo posto in campionato. Una cosa che però in qualche modo rappresentava una novità: prendendo come esempio le stagioni dal 2010 in poi, il Catania ha sempre avuto un incremento di punti, eppure (per un motivo o per un altro) gli allenatori non erano mai stati confermati. Era successo nel 2010 con Mihajlovic (45 punti), nel 2011 con Simeone (46, anche se l'argentino era succeduto a gennaio a Giampaolo) e nel 2012 con Montella (48). Maran ha potuto così lavorare con una rosa che già conosceva, con i giusti tempi per programmare il futuro.

Già, la rosa è conosciuta bene dal tecnico; il problema è che Maran deve far fronte a tre cessioni molto importanti, che impoveriscono nettamente la squadra di un giocatore per reparto. Se ne vanno così Marchese e Lodi (direzione Genoa) e Gomez (Metalist); in particolare il Catania si ritrova senza il faro del gioco (nonché uomo pericolo su tutti i calci piazzati) e l'elemento più tecnico dell'attacco. Senza ricambi all'altezza, la squadra già dall'avvio del campionato mostra molte lacune. Così la dirigenza decide di mandare via proprio Maran: viene bocciato il fautore del miracolo sportivo di appena pochi mesi prima, colui che per la prima volta poteva dare continuità a due stagioni e garantire comunque una certa tranquillità nonostante l'inizio. Ci sono così tre cambi allenatore in totale (De Canio, ancora Maran e infine Pellegrino), ma la crisi non accenna a passare nonostante il ritorno di Lodi. Lo stesso centrocampista appare appannato dopo 6 mesi in naftalina al Genoa, e da solo può fare poco.

Adesso la squadra, ad un passo dalla retrocessione, può cominciare a pensare ad un futuro in Serie B (nel qual caso verrebbe scelto un tecnico molto esperto). È anche vero che forse il Catania è mancato anche a livello societario (Lo Monaco aveva lasciato un certo vuoto due anni fa, i cui effetti forse ci hanno messo un po' palesarsi; inoltre l'anno scorso è arrivata una nuova rivoluzione con gli addii di Gasparin e Salerno). Il tutto sulle spalle di una squadra già indebolita dal mercato, il cui tecnico ha goduto di troppa poca pazienza nei suoi confronti. Con questi presupposti forse era anche difficile fare meglio.