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Mauricio Isla, diciotto milioni buttati. O forse no

Mauricio Isla, diciotto milioni buttati. O forse noTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 2 luglio 2015, 13:302015
di Andrea Losapio

C'era un tempo in cui la Juventus cercava Xabi Alonso, chiedeva il costo del cartellino, virava sul più accessibile Christian Poulsen. Estate 2008. Anno successivo, disgrazia inversa: si cerca D'Agostino, l'Udinese chiede troppo di cartellino, si aggiunge qualche milione e arriva Felipe Melo. Lì si è davvero toccato il fondo, poiché il brasiliano è stato, di fatto, inutile (se non dannoso) per la causa bianconera, facendo il paio con l'approdo di Diego, prima osannato e poi messo in disparte. Sembra la preistoria, e in parte lo era, perché la Juventus di ora è una società all'avanguardia, una delle migliori d'Europa, forse l'unica in grado di combattere con i top club europei in prospettiva lustro: tutte le altre dovranno faticare e sudare molto più del dovuto.
E pure quando le cose sembrano andare male, la Juve riesce a ricavarci il proprio tesoretto.

Basti pensare a Mauricio Isla, arrivato per la modica cifra di tredici milioni e mezzo dall'Udinese (in realtà prima erano 18, sommati agli altri 18 per Asamoah, ma poi c'è stato uno sconto sostanziale), prima in comproprietà e poi con riscatto. Un investimento difficile da ammortizzare, soprattutto perché dopo l'infortunio il cileno, prima giocatore da big europea, si è ridimensionato e non poco. In più sulla destra non ha giovato la concorrenza di Lichtsteiner, qualità media ma abnegazione da grande: Isla, dopo un anno così così al Queens Park Rangers (retrocessione e qualche prestazione sotto la sufficienza) è rinato nella Copa America, tanto da far posare su di lui gli occhi di Newcastle e Southampton. La richiesta è oltre la doppia cifra e con un incasso del genere potrebbe partire l'assalto a Zappacosta, che l'Atalanta valuta poco meno. Oppure, e non è da escludere, sarebbe interessante rivedere il sudamericano in Italia, dopo un anno di esilio.