Maxisqualifica e rischio di miopia

Non è stato certamente un match da educande, quello fra Albania e Serbia. Perché, nello stadio del Partizan, dopo quarantatré minuti si è scatenato un parapiglia di dimensioni epocali, con il solito Bogdanov - che sembra sempre di più sulle orme di Arkan, ma questa è un'altra storia - a fare da mattatore. Come a Genova, quattro anni fa, o quasi: perché a Marassi è sì successo un bell'impiccio, ma nulla in confronto alla maxi rissa avvenuta tre giorni fa.
Così, da un maxi all'altro, ci potrebbe essere pure una squalifica enorme per Lorik Cana, difensore centrale - reinventato, sarebbe un centrocampista difensivo - della Lazio di Lotito. Che, da par suo, ha spiegato che i suoi albanesi e serbi sono uno splendido esempio di integrazione, salvo poi non sapere che Cana, appunto, potrebbe essere fermato per lunghissimo tempo, da sei mesi a un anno e mezzo per avere picchiato uno dei tifosi entrati sul terreno di gioco.
Entrando nel merito della squalifica, che sarebbe comminata da un'UEFA decisamente tutt'altro che integerrima nello scegliere e ideare i criteri per la composizione di alcuni gironi decisamente bomba (nelle qualificazioni mondiali c'era stato un Serbia-Croazia da gridare vendetta).

Ecco, il problema che Cana possa incappare in una squalifica è alto, ed è decisamente giusto: ma quello che non è corretto è sospenderlo per moltissimo tempo, perché è vero che ha picchiato un tifoso, ma non sarebbe mai successo se quel tifoso non fosse lì per farsi giustizia da solo, dopo che il vessillo della grande Albania era planato come il dodicesimo uomo in campo. Il rischio è stato davvero grande, e Cana ha agito per legittima difesa. Giusto squalificarlo, perché non è un comportamento in linea con lo sport. Ma sarebbe giusto sospendere pure quei dirigenti davvero incapaci di studiare la geopolitica europea. Che poi sarebbe giusto il proprio lavoro, niente di più.