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Messi, l'abitudine di perdere con l'Argentina. E tre anni di nulla

Messi, l'abitudine di perdere con l'Argentina. E tre anni di nullaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 8 luglio 2015, 07:152015
di Andrea Losapio

Lionel Messi sta pensando a una pausa con la nazionale argentina. Lo sguardo, tutto un programma, dopo il rigore di Alexis Sanchez è la cartolina perfetta per una carriera, quella della Pulce con l'albiceleste, partita con l'idea di affossare il ricordo di Maradona e che, a 31 anni, si ritroverà con ancora zero titoli guadagnati. Se non quelli personali, perché - come ai Mondiali - Leo è riuscito a guadagnare la palma da miglior giocatore, stavolta non ritirata perché la delusione è stata troppo bruciante.
La verità è che Messi ha sì dei grossi problemi psicologici quando indossa la maglia della propria nazionale. Il numero dieci argentino non sbaglia quel diagonale contro la Germania, e sarebbe stato decisivo. Pure contro il Cile, segnando il proprio rigore di apertura, ha creato poco. Superiorità in un paio di occasioni, con Higuain che poi ha sparato sull'esterno della rete da pochi passi. Non molto altro, per chi dovrebbe trascinare la propria squadra.


Vero è che Messi ha tutte le pressioni di questo mondo. Di qui a tre anni non avrà nemmeno una competizione da vincere (anno prossimo europei, tra due anni Confederations Cup) e le tantissime partite con il Barcellona, quasi sessanta ogni anno, saranno totalizzanti. La pausa dalla Nazionale servirà per ricaricare le batterie, soprattutto quelle mentali, del giocatore più forte del mondo. Perché se è vero che solo Mascherano ha carattere da capitano - in questo Messi è inferiore a Maradona - è altrettanto chiaro che l'Argentina sia la squadra più forte, in senso assoluto. Almeno sulla carta, perché nessuno può mettere in campo Aguero, Tevez, Icardi, Di Maria, Pastore, Lavezzi e compagnia cantante. Impossibile competere, a meno che Messi non si blocchi per problemi suoi. Ed è quello che è successo nell'ultimo anno.