Mihajlovic e la serenità di incontrare il Carpi. E l'Europa
Inutile dire che la sfida di stasera fra Milan e Carpi sia un po' come Golia contro Davide. Da una parte la pluricoppettata società rossonera, dall'altra la matricola di Serie A, che fino a qualche anno fa poteva solo sognare un accoppiamento alla FA Cup. Arrivare ai quarti di Coppa Italia, certo, non era nei programmi. C'è riuscita con grande intelligenza, buone spese, anche un pizzico di fortuna. E, appunto, forse è per questo che Mihajlovic si dice tranquillo nonostante la sua barca sia nel bel mezzo della tempesta. È sempre così, a Milano: in estate tutto tranquillo, anzi, alle volte esageratamente pomposo. I titoli sono lì da rileggere, tra il sergente e il nuovo corso rossonero, l'eccessiva speranza in un nuovo sol dell'avvenire, come se cambiare allenatore sia la panacea di tutti i mali.
Stavolta il serbo è finito nell'occhio del ciclone perché nessuno, e proprio nessuno, lo sta difendendo pubblicamente. Nemmeno Galliani.
E la sua posizione è scomodissima, perché la sensazione è che stia lì solamente per una questione di opportunità: esonerarlo significherebbe avere tre allenatori a libro paga. E il quarto in arrivo, ovviamente. C'è la possibilità Brocchi, come da due anni a questa parte, ma non riscalda i cuori. E sarebbe solo un tappabuchi. La realtà è che le voci ci sono perché pure i malumori esistono, e Mihajlovic rischia a ogni ripresa. D'altro canto vincere contro il Carpi significherebbe una semifinale morbida contro Spezia o Alessandria. E una finale, verosimile, se non auspicabile. Insomma, riportare il Milan a vincere qualcosa, o contribuire a farlo, salverebbe un inizio di stagione travagliato. E per niente giusto nei confronti di Mihalovic.