Milan, comprare quando i buoi sono già scappati
Mattia Destro, Salvatore Bocchetti, e forse pure Adel Taarabt. Il contatto con De Ceglie, lo scambio Armero-Antonelli, Nastasic scippato sul filo di lana (perché i due milioni di prestito oneroso offerti dallo Schalke erano troppi), e allora pensare a Munoz. Certo, la differenza fra l'argentino e il serbo rappresenta davvero forbice difficilmente colmabile, ma le quattro giornate a Mexes - con risoluzione unilaterale che potrebbe essere più di un'opzione, anche solo per risparmiare due lire - impongono una riflessione anche sul mercato in difesa. Peccato che i soldi siano stati spesi tutti per l'attacco, come da almeno dieci anni a questa parte, lasciando la retroguardia con praticamente nessun puntello. E il centrocampo? Sicuramente manca qualcosa, ma dipenderà dalle uscite: e soprattutto da eventuali affari che potrebbero profilarsi nelle prossime ore. Peccato che Bocchetti e Taarabt non abbiano praticamente mai giocato con Spartak Mosca e QPR in questa stagione, mentre Destro si sia acceso solamente a intermittenza, sacrificato sull'altare di Francesco Totti.
La scelta di puntare tutto sul mercato, quando la classifica recita meno otto da Lazio e Napoli (con i biancocelesti c'è parità negli scontri diretti ma un meno 11 per la differenza reti) che si spartiscono il terzo posto, appare paradossale. Perché difficilmente arriverà la qualificazione alla Champions League, competizione che può dare al Milan quei 30 milioni che servirebbero per fare un minimo di mercato, magari non buttandone dodici come fatto ai tempi con Matri, quando serviva un buon centrocampista e arrivò solamente la punta. La sensazione è che però, almeno puntellando la difesa, qualcosa di meglio si possa vedere nel girone di ritorno. Ma, come un anno fa, i cambi sono arrivati nel momento sbagliato: Seedorf, bene o male, guadagnò 35 punti senza entusiasmare, in diciannove partite. Inzaghi nove in meno con una partita in più. E i numeri non sbagliano (quasi) mai.