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Monchi, la scelta giusta. Ma Roma non è Siviglia

Monchi, la scelta giusta. Ma Roma non è Siviglia
mercoledì 14 dicembre 2016, 19:152016
di Andrea Losapio

Manolo Jimenez Verdejo, all'epoca Monchi, rischia di essere uno dei più grandi direttori sportivi di sempre. Perché nel calcio moderno la sua figura è centrale, non come negli anni settanta e ottanta, quando c'era sì un dirigente che gestiva le trattative, ma certo non aveva una concorrenza enorme come ora. I suoi acquisti, da Dani Alves a Julio Baptista, più la gestione delle giovanili - da cui sono usciti campioni come Jesus Navas o Sergio Ramos, passando per José Antonio Reyes - ha dato una svolta al calcio mondiale. Perché la sua squadra, che ha la grandezza di una Fiorentina con un bilancio perennemente in rosso di dieci milioni di euro ai nastri di partenza, è riuscita a vincere cinque fra Europa League e Coppa UEFA. Forse nessuno, come lui, ha imbandito la tavola con fichi secchi (relativamente parlando) per concludere grandi matrimoni.

Un vincente, quasi ossessivo, un po' come Fabio Capello quando, a inizio millennio, il presidente Sensi sosteneva di volere fare una squadra che anche Babbo Natale avrebbe potuto allenare. Con Monchi si chiuderebbe un cerchio, con qualche però. Perché lui, a Siviglia, è passato dalla retrocessione in Segunda Division a vincere la Coppa UEFA in cinque anni, ma con una società che poteva lavorare (quasi) tranquillamente, senza un vicino ingombrante come il Betis Siviglia degli anni novanta che acquistava Denilson, mentre i biancorossi retrocedevano con un giovane Matias Almeyda in mezzo al campo (presentato come un volante dai piedi educati, alla Maradona, non sarebbe andata proprio così).

Siviglia, appunto, deve molto a Monchi. Anche lui deve molto alla società, molto organizzata, con tantissimi scout. Poi, lavorando di volta in volta con i tecnici, riesce a individuare i profili giusti. Sarà, insomma, il perfetto alter ego di Luciano Spalletti, ma - ammesso e non concesso che poi finisca davvero alla Roma - dovrà confrontarsi con un ambiente totalmente differente, che ha grossissime pressioni e che, all'arrivo di Rudi Garcia (uno dei migliori allenatori della storia romanista) era già pronto a esonerarlo, salvo poi ripiegare dopo le dieci vittorie consecutive. Ci sono poi altre cose da gestire, come l'eventuale rinnovo di Francesco Totti e il rapporto con una tifoseria che probabilmente sopravvaluta l'importanza della squadra a livello europeo. Monchi avrà il compito di dare una dimensione europea a una delle città più belle del mondo, non abituata però a gestire vittorie di ampissimo respiro come quelle del Siviglia.