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Moratti come Obama, Stramaccioni no. Il pomo della discordia è Sneijder

Moratti come Obama, Stramaccioni no. Il pomo della discordia è Sneijder
mercoledì 5 dicembre 2012, 18:102012
di Andrea Losapio

Nel novembre del 2008, Barack Obama è diventato il primo presidente nero - e afroamericano - della storia degli Stati Uniti. La prima potenza mondiale andava ad affrontare un periodo di incertezze (non ancora concluso) con una novità assoluta e uno slogan tanto semplice quanto d'impatto: "Yes we can", che sottolineava una nuova parentesi di cambiamento nella società americana.
Massimo Moratti, parafrasando Obama, ieri ha aperto all'opportunità di utilizzare Sneijder nei prossimi impegni. "Wes we can", il concetto spiegato a chi vuole lasciare fuori l'olandese, considerato il miglior giocatore della rosa dal numero uno meneghino. La querelle per il rinnovo contrattuale (al ribasso) tiene banco e non è vero che dopo la riunione dell'altro giorno le cose siano andate migliorando. Entrambe le parti, sia l'Inter che l'entourage di Sneijder, non hanno intenzione di mollare e scendere a patti.
La mancanza di comunicazione è il solito tallone d'Achille interista, quello che fa saltare i piani - ma non le teste, se non quelle degli allenatori - e crea più danni della grandine.

L'errore in primis è stato di Branca, che ha fatto capire che Sneijder è prigioniero del proprio accordo (firmato nel 2010, dopo il Triplete) e non giocherà finché non piegherà il suo volere a ragioni aziendaliste, prolungando il proprio contratto per un anno e spalmandolo. Un'azione che ha portato indagini da parte della FIFPro, il sindacato dei calciatori, e che ha fatto scattare nuovi input nella dirigenza nerazzurra.
La manovra è cambiata: Sneijder non è più fuori squadra per via del contratto, ma per scelta di Stramaccioni. Tecnica e non comportamentale. Chiaro che l'uscita di Moratti alla Obama abbia sconvolto i piani, un'altra volta, perché completamente in contrasto con quello che anche oggi l'allenatore ha ribadito. Pare inoltre che i rapporti si siano fatti più tesi: la verità sottaciuta (ma neanche troppo) è che Sneijder sta fuori per scelte dirigenziali - di Branca, che deve abbassare gli stipendi per via del FFP - e come per il caso Balotelli (il ritorno quando c'era Gasp) il presidente vorrebbe un'altra soluzione.
Ma non è lui a scegliere, a differenza di Barack Obama.