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Napoli, Calzona: "Il mio idolo era Palanca, allenare il Napoli era uno dei miei sogni"

Napoli, Calzona: "Il mio idolo era Palanca, allenare il Napoli era uno dei miei sogni"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
sabato 27 aprile 2024, 11:53Serie A
di Michele Pavese

Francesco Calzona si appresta a vivere le ultime settimane alla guida del Napoli. Il CT della Slovacchia, chiamato al capezzale dei partenopei dopo i pessimi risultati ottenuti da Mazzarri e Garcia, non è riuscito a risollevare la squadra ma avrà comunque un buon ricordo di questa esperienza. Queste le sue parole a DAZN: "Sono successe così tante cose, fino a quando non ho stretto la mano a Xavi non mi ero reso conto della partita che avrei dovuto affrontare subito. È stata una grande emozione esordire contro il Barcellona".

La vittoria con la Juve. "La soddisfazione principale è far felici i tifosi, almeno per una sera. A me interessavano i punti, ma mi ha dato soddisfazione per i tifosi. Un mio amico, tifoso juventino, mi ha atteso a fine partita e piangeva dalla gioia per me".

Rapporto con De Laurentiis: "L'ho sentito durante il viaggio verso Napoli, è un fiume in piena ma si è comportato benissimo con me, sempre gentile e mai invadente. Sono felice del rapporto che ho con lui. Io il Napoli lo guardavo da piccolo, venivamo in treno da minorenni con gli amici. Il mio idolo era Palanca, ora allenare il Napoli è un orgoglio. È la terza volta che torno, non mi stanco mai, mi sento in debito con la città. Non viviamo un periodo bellissimo, ma quando cammini per strada tutti ti incoraggiano con una pacca sulla spalla e non succede ovunque".

La coppia Osimhen-Kvara: "Madre natura ha dato loro qualità sopra la media; io sto addosso per far capire che il calcio è anche altro, ma sono fantastici, è un piacere allenarli per qualità tecniche e fisiche. Possono vincere il Pallone d'oro? Per me sì, possono migliorare ancora tanto, qualcosa manca ma sta a loro".

Lobotka è speciale: "Ha un'intelligenza unica, in campo e fuori. È un professionista serio, arriva alle 8 al centro e va via ultimo".

La crescita di Di Lorenzo: "È uno dei terzini più forti d'Europa, abbina semplicità nei rapporti e qualità umane uniche. A me piacciono quelli che parlano poco come lui, quasi timido quando gli parli, è stato il capitano di uno Scudetto storico. Quest'anno come tutti ha subito un anno travagliato, ma 4-5 mesi non al meglio non cancellano il suo attaccamento e le sue qualità".

L'obiettivo della Slovacchia agli Europei: "L'obiettivo l'abbiamo già raggiunto, non siamo una Nazionale che può pensare di arrivare chissà dove, ma vogliamo passare il turno e poi avremo un'altra possibilità a quel punto. Ma se non dovesse essere così, non sarebbe un fallimento: la Slovacchia è un piccolo Paese, non ha un bacino enorme di calciatori, giocano quasi tutti all'estero e già la qualificazione è stata importantissima".

Giovani allenatori con futuro radioso: "Senza andare tanto fuori, a me piace molto Thiago Motta, la sua squadra ha un'identità chiara, si vede che ha un'idea ben precisa".

Il lavoro di De Rossi: "Non lo conosco, dicono fosse già un allenatore da giocatore e sta dimostrando che è vero. Sta facendo grandi cose alla Roma, hanno tante competizioni e stanno facendo tanti punti, posso dirgli solo bravo".

Il sogno più grande: "Uno l'ho già realizzato: era allenare il Napoli, non chiedo niente se non continuare questo lavoro e la salute, non chiedo altro".

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