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Paragone inadeguato. A 24 anni Ronaldo aveva il mondo ai suoi piedi

Paragone inadeguato. A 24 anni Ronaldo aveva il mondo ai suoi piediTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/ Image Sport
lunedì 2 marzo 2015, 12:002015
di Raimondo De Magistris

Le parole sono importanti. L'urlo di Nanni Moretti nel film Palombella rossa dovrebbe essere un monito più ascoltato nel mondo del calcio, in un mondo nel quale capita di passare dalla crisi all'esaltazione nel giro di un paio di partite, così come capita di lanciarsi in paragoni che, spesso e volentieri, non hanno alcuna consistenza.
L'ultimo è arrivato nella giornata di ieri, direttamente dalla bocca di Sinisa Mihajlovic dopo che dalla panchina dell'Atleti Azzurri d'Italia ha assistito alla rete più bella della domenica calcistica nostrana: "Muriel mi ricorda Ronaldo". Un'esagerazione, un'iperbole più che una messa a confronto tra due giocatori che non hanno alcun punto in comune.
A 24 anni da compiere il prossimo mese il colombiano è praticamente già nella condizione di non poter gettare al vento l'occasione blucerchiata dopo tre anni con più bassi che alti. "E' bravo, ma non si applica". Questa la scolastica spiegazione che è sempre arrivata dal Friuli sullo scarso rendimento di un attaccante che ha talento, ma che spesso - troppo spesso - pensa troppo poco al campo. In bianconero il suo bilancio complessivo è stato di 65 reti e 19 gol, score troppo magro per una seconda punta con le sue qualità che ha convinto l'Udinese a privarsi di lui per una cifra nemmeno troppo alta: dodici milioni di euro.


Alla stessa età Ronaldo aveva già vissuto da un pezzo un trasferimento da 48 miliardi delle vecchie lire e, soprattutto, aveva già tutto il mondo ai suoi piedi. Un Mondiale conquistato dalla panchina nel 94', stravinta per due volte la Coppa America da protagonista assoluto, poi una Confederations Cup nel 1997 e una finale persa contro la Francia nel '98 principalmente perché lui, il Fenomeno, arrivò a quella sfida nelle peggiori condizioni possibili. Nella tragica serata di Sant-Denis Ronaldo aveva ancora 21 anni e aveva già un pedigree di questo spessore, una lunga serie di trofei individuali e personali che si allunga a dismisura se si conteggiano anche i successi con i club.
Ronaldo, a 24 anni, era la stella incontrastata del calcio anni '90, fermato solo da infortuni che hanno limitato il prosieguo di una comunque straordinaria carriera, ma che non gli ha impedito nel 2002 di conquistare anche un meritatissimo Mondiale, preludio al secondo Pallone d'Oro che sarebbe arrivato di lì a poco
Muriel, invece, a 24 anni è un giocatore capitato nelle mani di un eccellente allenatore, di un sergente che ha tutte le carte in regola per far fruttare il suo talento e per renderlo il giocatore che potenzialmente potrebbe essere, ma non è mai stato. Il talento è nulla senza applicazione e proprio su questo secondo aspetto che Mihajlovic dovrà lavorare nei prossimi mesi. Lasciando da parte, magari, paragoni col Fenomeno.