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Progetto giovani e il nostro Ferguson: i luoghi comuni da sfatare

Progetto giovani e il nostro Ferguson: i luoghi comuni da sfatareTUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
mercoledì 1 aprile 2015, 13:302015
di Andrea Losapio

L'immagine è evocativa quanto basta. Perché Luis Enrique era stato il prescelto, alla prima stagione degli americani a Roma, per il nuovo progetto. O projecto, come lo pronunciava lui. Per diventare competitivi nel giro di qualche stagione, per non essere "schiavi del risultato", per vedere un bel calcio, remunerativo sia in campo che fuori. Ora che è il suo Barcellona è vincente, divertente da vedere, non si può dire che non sia schiavo del punteggio: i tre punti sono fondamentali per evitare panolade che potrebbero arrivare pure giocando una partita normale, pur non bellissima. Barcellona, come Madrid, è una piccola Italia. Perché il calcio ha sicuramente meno pressione - così come nella Premier - ma i tifosi sono (fin troppo) esigenti. E così i giornalisti.
Luis Enrique, ma poi pure Zeman. E ora Rudi Garcia. Mazzarri, con un rinnovo biennale ed esonerato poco tempo dopo.

Inzaghi al Milan, che di fatto non andrà oltre questa stagione, Petkovic l'anno scorso alla Lazio. Oppure Colantuono, in panchina per cinque anni consecutivi all'Atalanta e subito in discussione (ed esonerato) pur con la squadra salva. Insomma, i nostri dirigenti si riempiono la bocca con sir Alex Ferguson con un progetto a lungo termine, salvo poi cambiare idea dopo cinque minuti. Il progetto giovani in Italia è inattuabile, perché i tifosi criticano subito, contestano, disertano lo stadio preferendo fare qualcosa d'altro che passare domeniche fredde in stadi fatiscenti. Ci sta, ed è pure giusto così. Ma i luoghi comuni non andrebbero ripetuti a pappagallo, perché di Sir Alex Ferguson ce n'è stato uno, di Guy Roux anche, e i tecnici sono da cambiare come i calzini. Così come i giovani, subito incensati così come messi nel tritatutto appena sbagliano una partita.
La realtà è che l'Italia pensa al tutto e subito, non a un progetto a lungo termine. Lo ha sempre fatto, pur quando comandavano in Europa coi milioni (veri) di Moratti, Agnelli o Berlusconi, o con quelli (falsi) di Tanzi o Cragnotti. Non c'è scampo, il tifoso vuole vincere, senza considerare che una sola squadra può farlo. Divertirsi è secondario, crescere i giovani anche.