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Roma, fine dell'era Sabatini: i pro e i contro di un addio annunciato

Roma, fine dell'era Sabatini: i pro e i contro di un addio annunciatoTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
venerdì 12 febbraio 2016, 07:302016
di Gianluigi Longari

Le conferme arrivate in nottata relativamente all'addio di Walter Sabatini dalla dirigenza della Roma, aprono i giudizi sull'operato di un dirigente illuminato dal punto di vista tecnico nella scelta dei calciatori, ma carente per quanto riguarda la gestione di un ambiente potenzialmente infiammabile come quello giallorosso. Nel ripercorrere le tappe della sua avventura all'ombra del Colosseo nella metà giallorossa della Città Eterna, peseranno come macigni le gestioni sbagliate di situazioni ad alto tasso di pericolosità come quella legata a Rudi Garcia. La scelta di schierarsi apertamente con un tecnico in crisi di identità ed in aperto contrasto con una proprietà lontana e poco presente, ha allargato le crepe del rapporto tra lo stesso Sabatini e James Pallotta, facendo passare in secondo piano anche le succose plusvalenze che a livello economico erano state garantite alla proprietà a stelle e strisce del club capitolino.
Tra i top ricordiamo gli affari Lamela e soprattutto Marquinhos, affiancati da calciatori come Benatia che hanno garantito guadagni colossali rispetto alle cifre spese per assicurarseli.

Soldi importanti, che però non sempre sono stati reinvestiti con altrettanta dovizia e cura. Agli occhi della proprietà hanno pesato i flop di Iturbe (fallimentare la sua gestione sia nell'acquisto onerosissimo che nella cessione mancata in estate e posticipata al mese scorso), Doumbia e Dzeko. Oltre alle troppe intermediazioni di cui Sabatini si è avvalso e che non hanno convinto sino in fondo gli uomini chiamati a vigilare sugli investimenti di un club che a meno di miracoli nei mesi che verranno continuerà a mantenere un ingombrante "zero" nella casella dedicata ai trofei conquistati dalla nuova gestione societaria.
La fine di un'era che apre la caccia al sostituto di quello che poteva essere Re Walter, ma che non è invece riuscito a gestire la sua corte dei miracoli.