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Ronaldo, fenomeno d'affari. Pure nei mercati emergenti

Ronaldo, fenomeno d'affari. Pure nei mercati emergentiTUTTO mercato WEB
venerdì 12 dicembre 2014, 12:302014
di Andrea Losapio

Quando è arrivato in Italia, Luis Nazario da Lima Ronaldo, era poco più che un ragazzino di vent'anni, con in mente solo il pallone e il modo di uscire dalla povertà che la sua vita gli aveva regalato da giovanissimo. Ci era riuscito con la maglia del Cruzeiro, prima, con quella del PSV Eindhoven, dopo. E con le magie di Barcellona, una Coppa delle Coppe stravinta, gli slalom che sembravano quelle di Alberto Tomba fra i paletti a Garmisch, quando lo sport invernale veniva seguito da praticamente tutti, alla domenica a pranzo. TeleMonteCarlo dava le sciate di Ronaldo al sabato sera, con un gol al Compostela che fa venire ancora il mal di testa per la velocità e la tecnica impressa dalle gambe del brasiliano.
Una vera e propria icona del calcio di fine millennio. Arrivato in Italia, cambiò il modo di pensare la Serie A, come il Lentini del Milan. 48 miliardi di clausola rescissoria, le polemiche per lo scontro con Iuliano, la scaletta dell'aereo inforcata in maniera incerta a Francia 98. Ecco, dopo gli infortuni, Ronaldo era diverso. Pure Suzana Werner, Ronaldinha d'annata, non era più la stessa, tanto che poi finì con Julio Cesar, compagno di nazionale del Fenomeno.
A quasi vent'anni dallo sbarco di Ronaldo in Italia, il dentato ex attaccante ha deciso di rilanciare la propria immagine con un'avventura straordinaria.

Acquistare il 25% del Fort Lauderdale, franchigia americana che negli anni 70 ha potuto pure schierare - a gettone - George Best. Icona del calcio bello e dannato, anche più del Ronaldo dei tempi. È però un passo importante, dopo l'approdo di David Beckham, perché il calcio in America sta vivendo un momento di sussulto incredibile dopo la fantastica prestazione della nazionale ai Mondiali del Brasile. Ma è un'onda lunga che parte 20 anni fa, da Pasadena 1994, ma che stranamente non ha attecchito subito anche a causa della presenza dei colossi, tra baseball a basket, passando per l'hockey. La differenza si vede anche negli stipendi: il minimo contrattuale varia dai 38 mila dollari ai 46 mila, mentre negli sport maggiori è almeno dieci volte tanto. Il merchandising però sta incominciando a ingranare, perché i figli di Pasadena stanno crescendo e, giunti a vent'anni, scelgono sempre più il soccer rispetto agli altri sport. Anche per i propri figli: insomma, c'è una rivoluzione in atto che potrebbe, prima o poi, portare calciatori di primissimo piano a giocare in America. E non solo Raul, finito ai New York Cosmos a 37 anni, oramai sulla via del tramonto.
Il mercato è emergente e difficilmente entrerà a regime prima di un lustro. Ma, come dimostrano altri sport, quando l'America si muove - pur lentamente - i capitali entrano in gioco molto più semplicemente che negli altri continenti.