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Sacchi difende Conte: "Merita rispetto. Alla Juve non massacrava i giocatori"

Sacchi difende Conte: "Merita rispetto. Alla Juve non massacrava i giocatori"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
sabato 28 marzo 2015, 13:332015
di Lorenzo Di Benedetto

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, è intervenuto ai microfoni di Radio Deejay per presentare il suo nuovo libro Calcio totale. Queste le sue parole: "Ho cercato di impostarlo su ciò che penso e soprattutto sul cambiamento del calcio. Eviterei di fare corsi di allenatori a coloro che hanno giocato ad alti livelli prima di intraprendere la carriera in panchina. Il mio obiettivo da tecnico? Era quello di insegnare ciò in cui credevo. Ho sempre amato il calcio, mentre non ho mai gradito il contorno. Oggi ancora meno. Sono stato ricompensato con delle gioie e delle emozioni inimmaginabili. Il Milan di oggi ha deciso di puntare su allenatori giovani? Il calcio è uno sport di squadra e si deve partire da quello. Poi ci sono gli interpreti che se non sono di prima qualità devono subentrare le idee. Quando allenavo l'Italia avevo più tempo rispetto a quello che ha adesso Conte. L'attuale ct ha bisogno di rispetto, anche perché alla Juventus non si era mai detto che massacrava i calciatori.

La mia avventura al Milan? Le rose erano numericamente inferiori rispetto a ora e ci ponevamo degli obiettivi a inizio stagione perché non potevamo competere in tutte le competizioni allo stesso modo. Quando ero in rossonero puntavamo ad essere i migliori in Europa e nel mondo. In passato ero tifoso dell'Inter e Moratti appena lo venne a sapere mi regalò una medaglia. Il giocatore più forte che ho allenato? Ci tengo a precisare che i miei giocatori, prima di venire al Milan non avevano vinto praticamente niente. I giocatori che avevo a disposizione erano, per me, i migliori al mondo. Perfetti per la mia idea di gioco. Partivo dalla persona e dall'impegno che mettevano in campo e solo successivamente andavo a vedere le caratteristiche tecniche che mi interessavano. Solo dopo andavo a cercare il talento. I calciatori che erano al Milan in quel tempo avevano tutte queste caratteristiche. Firmavo sempre per un anno perché lo stress mi uccideva".