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Serafini: "Ancelotti, Conte e Mister X. Solo posti in piedi sulla panchina del Milan"

Serafini: "Ancelotti, Conte e Mister X. Solo posti in piedi sulla panchina del Milan"TUTTO mercato WEB
© foto di Pietro Mazzara
sabato 30 maggio 2015, 08:332015
di Redazione TMW
fonte Luca Serafini

Non c'era bisogno di parlare con Carlo Ancelotti per capire che un allenatore all'apice della carriera, con un ingaggio importante, offerte irrinunciabili e una grande voglia di rivincita nei confronti dell'ingrato Real, oggi al Milan non avrebbe potuto dire di sì. Mai. Con tutto l'affetto, i ricordi, la gratitudine e l'amore del mondo. Forse Carlo sarebbe stato persino disposto a dimenticare come nel 2009 Berlusconi lo scaricò senza mai più chiamarlo da febbraio a fine campionato, imputandogli di aver perso uno scudetto per la cattiva gestione di Ronaldinho. Forse anche questo. Oggi al Milan però manca un progetto, un progetto serio e affidabile e in queste condizioni non si può riscaldare una minestra surgelata.

L'azione di propaganda mediatica di corteggiamento di Ancelotti era ed è rimasta fine a se stessa. Non sappiamo e non riusciamo a capire quale logica l'abbia generata e accompagnata. La farsa si è conclusa secondo copione.

Sullo sfondo rimane viva, attualissima la candidatura di Antonio Conte. La Federazione se ne libererebbe volentieri. La FIGC di Tavecchio del resto - esattamente come l'ultimo Milan - non brilla per strategie e programmazione: s'è messa in casa un fardello che non è in grado di gestire e ormai il malcontento con il C.T., nato il giorno dopo la firma del contratto, è reciproco. E irreversibile. Per quale motivo Conte dovrebbe rispondere sì? Perché lo aveva già fatto 10 mesi fa, poi però lo scenario è cambiato repentinamente. Al contrario di Ancelotti, Conte è sulla rampa di lancio pur con un palmares già importante. La sfida milanista lo stuzzica, è convinto che sistemando l'organico (purché glielo sistemino davvero) e mettendoci del suo si possano buttare le basi per una crescita. Fare meglio di questa stagione non darebbe comunque difficile. La Juventus però fa pressioni perché il suo ex allenatore resti dov'è, soffre l'ipotesi di rivederlo all'azione sulla panchina rossonera. Ricorda bene come Conte sia stato capace di vincere lo scudetto nel 2012 con una squadra assai più debole del Milan di Allegri. Muntari o non Muntari.

La terza ipotesi futuribile è già per definizione un ripiego, molto pericoloso per chi dovesse essere investito dell'incarico. Si ritroverebbe nella stessa spirale che ha inghiottito Pippo Inzaghi, bellamente scaricato sui giornali come ormai d'uso per le vecchie bandiere sgualcite. Con un ingaggio ai minimi sindacali, la solita montagna di prestiti e parametri sottozero, una società in vendita ricca solo di slogan più o meno farneticanti. Ecco perché ci sentiamo di augurare a Christian Brocchi un'altra stagione in Primavera, prima che arrivi finalmente l'estate.