Simeone come Klopp: quando è più bello vincere contro i più forti
Diego Simeone è stato il miglior allenatore della stagione di grazia 2013-14. A quaranta secondi dal termine della Champions League avrebbe vinto un double impensabile alla vigilia. Anzi, sarebbe stato inimmaginabile anche solo arrivare alla finale, quella poi persa per effetto del colpo di testa di Sergio Ramos, nonché dei gol nei supplementari dove i Colchoneros erano già con le riserve terminate. E poi ha vinto una Liga contro Barcellona e Real Madrid, due giganti del calcio intercontinentale. Probabilmente le squadre più ricche del mondo, con ingaggi fuori da ogni logica e cognizione.
In questo senso il Cholo è molto simile a Jurgen Klopp, autore della finale precedente in Champions - anche lui da underdog assoluto - e vincitore di due Bundesliga filate. Distaccando con un abisso la seconda in classifica, il solito Bayern Monaco che dà 200 milioni di euro di fatturato ai gialloneri della Ruhr.
Klopp, nonostante le tante offerte, ha sempre ribadito di volere rimanere al BVB, perché è più bello battere i migliori che esserlo costantemente. Anche perché è molto più difficile: discorso che i suoi giocatori non riescono a capire fino in fondo, perché Gotze e Lewandowski si sono accasati al nemico (il primo clausola rescissoria, il secondo a scadenza, nessuno dei due con l'accordo della società giallonera) più forte, quello bavarese. Invece Klopp rimane.
E pure Diego Pablo Simeone, che ha scelto di legare il proprio futuro da allenatore a quello dell'Atleti, fino al 2020. I biancorossi stanno ritrovando un equilibrio, anche economico, dopo annate di dissesto. E di fondi d'investimento (non ultimo ma più importante quello per l'acquisto di Falcao) che permettono di avere una competitività senza avere un miglioramento nei conti.