Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Spagnoli in Serie A, quasi sempre problemi. La flop 11 all time

Spagnoli in Serie A, quasi sempre problemi. La flop 11 all timeTUTTO mercato WEB
© foto di Alberto Lingria/Photoviews
sabato 27 dicembre 2014, 08:002014
di Gaetano Mocciaro

Dalla riapertura delle frontiere nel 1980 un dato è chiaro: gli spagnoli nel calcio italiano mal si adattano. Salvo rare eccezioni (Llorente, Borja Valero e pochi altri) quasi nessuno ha eccelso, anzi. Per lo più i giocatori arrivati si sono dei rivelati dei flop assoluti. Ultimo della lista Fernando Torres, fino a qualche anno fa uno dei migliori centravanti in circolazione e oggi pedina di scambio alla prima finestra di mercato disponibile. Proponiamo di seguito una top 11 degli iberici che maggiormente hanno deluso in Serie A (modulo 4-3-3):

In porta Adán. Arrivato al Cagliari a novembre 2013 dopo essersi svincolato niente meno che dal Real Madrid, rimedia una figuraccia in una partita contro la Juventus, persa per 1-4. Bastano due gare per chiudere il rapporto, senza aspettare la fine della stagione.

In difesa: Oscar Lopez appartiene alla famosa nidiata di 9 acquisti fatti da Claudio Lotito nell'ultimo giorno di mercato della sua prima campagna acquisti. Arriva insieme ad altri bidoni finiti nel dimenticatoio (Delgado, Mea Vitali, Braian Robert, Esteban Gonzalez). Arriva dal Barcellona, l'inizio traumatico in Supercoppa italiana, dove si vede Anriy Shevchenko fare una tripletta. Gioca (male) 14 partite e torna in Spagna senza rimpianti.

Cesar Gomez. La Roma lo prende nel 1997, Zeman all'epoca neo allenatore dei giallorossi, era memore di una batosta in Coppa Uefa subita con la sua Lazio per mano del Tenerife, che schierava sì Cesar Gomez, ma l'obiettivo reale del boemo era l'altro centrale, Pablo Paz. L'equivoco costa alla Roma 6 miliardi di lire e la bellezza di 3 presenze in 4 anni.

Chico. Il Genoa lo prende nel 2010 dopo un buon biennio con l'Almeria. Parte titolare ma un infortunio prima e una prestazione da dimenticare con l'Udinese (ko per 2-4) poi lo portano ai margini della squadra da gennaio in poi. Viene mandato prima in prestito, poi ceduto a titolo definitivo allo Swansea. Oggi prosegue la sua avventura in Qatar.

Didac Vila: campione d'Europa con la Spagna Under 21, tra i migliori giovani della Liga con la maglia dell'Espanyol, passa al Milan nel 2011 ma viene schierato solamente all'ultima giornata, contro l'Udinese con i rossoneri già campioni d'Italia. Torna in prestito all'Espanyol e si rilancia, ma rientrato alla base il Milan lo ignora ancora una volta: zero presenze. Oggi è all'Eibar, ma il cartellino appartiene sempre ai rossoneri.

Amor: uno dei perni del Barcellona di Johann Cruijff, arriva alla Fiorentina a 30 anni con la pancia piena, incapace di adattarsi a un calcio e a un ambiente nuovo. Giovanni Trapattoni, all'epoca allenatore dei viola, gli dà fiducia mai veramente ripagata. Per lo più anonimo, non riesce in due anni a segnare lo straccio di un gol (in blaugrana ne fece 47 in 10 anni...). Torna in patria, prima di chiudere in Scozia.

De la Pena: il leader della quinta del Calvo, dove per calvo si intendeva la "capigliatura" del giocatore; risposta catalana alla ben più nota quinta del Buitre degli anni '80 che ha fatto le fortune del Real Madrid. Un paio di stagioni da baby fenomeno in cabina di regia del Barcellona lo portano a suon di miliardi di lire (trenta) alla Lazio. Il passo compassato e la scarsa tenuta lo hanno portato a finire prima le partite anzitempo, poi a finire direttamente in panchina, infine ad essere ceduto.

Mendieta: per costo e curriculum il più grande bidone spagnolo mai visto in Serie A. Estate 2001, la Lazio ha appena ceduto Nedved e Veron e per calmare la piazza Sergio Cragnotti scuce 90 miliardi di lire per strapparlo al Valencia. Ma si parla del miglior giocatore della Champions League e leader di un Valencia capace di arrivare per due anni consecutivi alla finale del massimo torneo continentale. Da subito si pone il problema della posizione: male come regista, male come mezz'ala, male come esterno. Come Amor la sua media gol, in Spagna ottima, si azzera. Viene mandato al Barcellona in prestito, infine al Middlesbrough dove si ridimensiona.

Javi Moreno: si prende in spalla l'Alaves, trascinando la piccola squadra basca a sfidare il Liverpool in finale di Coppa Uefa. Il Milan nell'estate del 2001 brucia la concorrenza e pensa di dargli la maglia da titolare, prima di acquistare Pippo Inzaghi dalla Juventus. Lo spagnolo così si ritrova intristito in panchina e trova spazio in Coppa Italia. In campionato 16 presenze e nell'unica occasione in cui fa gol, contro il Venezia, riesce a litigare con i tifosi rei di averlo contestato.

Javier Portillo: le premesse sono incredibili: 150 reti in sette anni nelle giovanili del Real Madrid, superando il record appartenuto a Raul. La prima squadra lo fa esordire ma tra galattici per il giovane Javier c'è poco spazio. Arriva alla Fiorentina a 22 anni tra l'entusiasmo generale, ma l'esperienza dura 6 mesi e in eredità lo spagnolo lascia appena un gol. Inizia in quel momento una parabola discendente che che non si arresta. Oggi a 32 anni Portillo gioca nell'Hercules Alicante, in terza divisione.

Fernando Torres: quella all'Empoli sembra destinata a restare l'unica rete del Niño in maglia rossonera. Incredibile per chi, da protagonista, ha vinto Champions League, Europeo, Mondiali. Oltre 200 gol in carriera e terzo miglior marcatore di sempre con la maglia della nazionale spagnola.