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TMW - II Meeting Nazionale Iafa: le parole di Canovi, Accardi e Ottaiano

TMW - II Meeting Nazionale Iafa: le parole di Canovi, Accardi e OttaianoTUTTO mercato WEB
© foto di Sara Bittarelli
martedì 24 maggio 2016, 17:402016
di Stefano Sica

Al via il "II Meeting Nazionale Iafa" (Italian Association of football Agents), che si terrà venerdì 27 maggio, presso l'Hotel Radisson Blu di Roma. Startup prevista per le 11.30. Al centro del dibattito, criticità e difformità giuridico-normative del provvedimento di deregulation imposto dalla Fifa alle Federazioni calcistiche nazionali a partire dal 1 Aprile 2015. TuttoMercatoWeb ha interpellato, per l'occasione, tre Agenti associati che parteciperanno all'evento: il Vice Presidente Iafa Alessandro Canovi e i Consiglieri Giuseppe Accardi ed Antonio Ottaiano.

A. CANOVI (nella foto) - "Noi abbiamo semplicemente l'ambizione di strutturare la nostra categoria affinché sia ancora più professionale e preparata, con titoli e competenze. Anche se, troppo spesso, veniamo visti impropriamente come il male del mondo del calcio. In realtà questa deregulation potrebbe aprire le porte ad infiltrazioni di tutti i tipi ed a situazioni di malaffare. Invece ci vorrebbero più controlli per far sì che etica e professionalità non vengano a mancare. E' in atto, grazie alla spinta della nostra Associazione, un'iniziativa legislativa e tante sollecitazioni in sede europea e sportiva. La nostra non è una battaglia di casta: vogliamo solo regole certe e desideriamo che la nostra categoria di Agenti abbia una dignità. Con la deregulation si darà vita ad una lista infinita di mediatori, neanche un elenco preciso. Noi siamo aperti a tutti, sia chiaro, ma a chi è capace. In Francia, per esempio, esiste una legge dello Stato in tal senso: se vuoi fare l'Agente, devi seguire un master di sei mesi e poi specializzarti. Da noi, invece, non ci sono controlli. Noi, però, continueremo a lottare e lo faremo anche per i più giovani. La nostra è una categoria che esiste da 36 anni e ribadisco un concetto: competenze e capacità devono essere tutelate, non ridimensionate".

ACCARDI - "Era ora che iniziassimo a rivendicare un'identità che forse non abbiamo mai avuto. Siamo sempre stati considerati marginali, magari senza diritti, persino dannosi. Adesso è il momento che si diano forme e regole alla nostra categoria. E che agli Agenti venga riconosciuta la loro dignità lavorativa. Il mondo della politica si sta interessando alla vicenda e questo è già un grande risultato. Si dovrebbe fare chiarezza in tutta questa situazione. Ma l'Italia, purtroppo, è un po' il Paese della confusione. E a tanti piace sguazzare nella confusione. Vogliamo un sistema con regole certe, nel quale nessuno prevarichi. Regole che ci renderanno più forti con tutte le istituzioni calcistiche. Colgo l'occasione per ringraziare il Presidente Christian Bosco: mentre altri facevano filosofia, magari pensando esclusivamente ai propri interessi personali, lui si mobilitava trascinando tutti noi con un lavoro incessante e grandi capacità organizzative. Del resto Christian ha grandi competenze in ambito sportivo e legale".

OTTAIANO - "Mi pare che si sia proceduti verso un avventato ridimensionamento della nostra figura. Eppure i club dovrebbero capire quanto sia importante la nostra professionalità. E sono chiamati a comprenderlo gli stessi calciatori, i quali dovrebbero essere i primi a pretendere garanzie e chiarezza sapendo bene da chi vengono assistiti. E poi mi sembra grave che si elimini ogni filtro nei confronti di un mondo, come quello del calcio, che subisce frequentemente attacchi dall'esterno sotto il profilo della legalità e della trasparenza. E che deve, quindi, difendersi spesso da certe infiltrazioni. Così si corrono solo maggiori rischi. Il nostro ruolo deve essere garantito e identificato in base alle competenze. Altrimenti l'intero sistema diventa una giungla alla mercè di persone che, peraltro, non hanno un percorso professionale alle spalle come, fortunatamente, avviene in tante altre categorie lavorative. Persone che, tra l'altro, possono portarsi dietro un bagaglio culturale approssimativo. Dispiace che tanti addetti ai lavori del mondo del calcio non siano stati sensibili a questa problematica. E che i mass-media, che spesso invocano una maggiore pulizia in questo ambiente, abbiano dato poco spazio alla vicenda. Ed è necessario che tutte le istituzioni calcistiche prendano una posizione precisa: non è questo il momento di chiudere gli occhi".