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Tutti dicono I love you

Tutti dicono I love you
venerdì 24 febbraio 2017, 12:152017
di Andrea Losapio

Ci sono amori che non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Tipo Kakà al Milan, per ricordare una certa frase di Galliani. E poi quelli che fanno una fiammata, per quanto alta, tornando a essere amanti indifferenti, fino al lasciarsi. Questa è la storia di Claudio Ranieri e del Leicester, partita con un tweet irriverente di Gary Lineker - che si è costruito anche una fama all'estero da commentatore per i giovani virgulti, dopo quella da calciatore per chi è over 30 - e conclusa con una cavalcata meravigliosa, con Mahrez e Vardy nella lista dei giocatori da Pallone d'Oro, contesi a suon di milioni dai grandi club.

Il contratto fino al 2020, la possibilità di crescere finalmente in una Premier League che permette guadagni impossibili per chi ne esce, un fatturato che rischia di toccare vette inaspettate. Il problema di Ranieri - e di chi lo ha supportato nella sua scelta - è che per le piccole realtà che esplodono c'è sempre un vento di cambiamento. Bisogna rinnovare e non per questo mostrarsi ingrati, però quando Mahrez e Vardy chiedono di andarsene, con società enormi dietro di loro (Barcellona? Arsenal?) è il caso di puntare a un rinnovamento totale, con nomi non di grido ma dal sicuro futuro. Perché salvarsi in Premier League, se è sempre quello l'obiettivo, non è così improbabile nemmeno con una squadra giovane. Vincerla è diverso.

Molto diverso, talmente differente che sir Alex Ferguson rischiò di non vincerla mai se non avesse portato a casa la FA Cup del 1990. Nel calcio contano i risultati, ma anche la pazienza di non cambiare per forza quando le cose non vanno bene. A Leicester hanno vinto i senatori, gli stessi che qualche tempo fa avevano portato Ranieri in cima alla Premier. Hanno chiesto la testa del tecnico che poco meno di 300 giorni fa li aveva portati a trionfare in campionato: la verità è che l'allenatore vince e perde solo grazie ai suoi calciatori, nel bene e nel male. Certo, a gennaio sono arrivati solamente Ndidi (ancora da valutare) e Molla Wague, dall'Udinese. Quest'ultimo non un colpaccio tale da potere puntellare da solo una retroguardia che fa acqua da tutte le parti, con Morgan e Huth che incominciano a scricchiolare.

Fa invece ribrezzo, francamente, il modo. Il Leicester nella sua storia galleggiava fra la zona retrocessione e la Championship, un giorno su, un giorno giù. Incredibile pensare che una squadra comunque salva, in questo momento, abbia anche solamente l'idea di potere licenziare un allenatore che sta centrando gli obiettivi, con un ritorno di ottavi di Champions League che sono alla portata, nonostante tutto. Bastava solo svegliarsi e giocare. Ma credere al sogno di essere dei campioni, quello sì, è un errore imperdonabile. Al di là di un "I love you" detto chissà quante volte nella scorsa stagione dalla dirigenza all'allenatore italiano.