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Uomini soli

Uomini soli
mercoledì 19 ottobre 2016, 15:152016
di Marco Conterio

Angeli coi guanti. Che planano leggiadri e violenti, con gli occhi spalancati ed il respiro che si spezza. Un attimo che sembra un'eternità, magia di una parata. Che è negazione per eccellenza del calcio, dove tutti cercano affannosamente l'affermazione, personale, di squadra. Il portiere è il faro prima della costa, la parata è lo scoglio. E' il gesto maledetto, la sveglia prima del sogno. I portieri sono uomini soli e diversi. Nel colore, nella maglia, nell'istinto. Vivino di grida e di profondi silenzi. Di distanze, di erba tra i denti, di sguardi concentrati e di pensieri intensi. Se nel dieci c'è la poesia del genio, nel nove l'istinto dell'ermetico, nel portiere c'è solitudine. Vivono la partita da lontano, quando hanno palla è o miracolo, o errore altrui o rilassato fraseggio. Non sono mai banali, non possono esserlo.

La storia è fatta di portieri mitici, figure epiche. Lev Jasin è stato ragno, pantera, hockeista. E' diventato portiere perché iniziò a lavorare in fabbrica, bloccando bulloni e ferraglia mentre gli anziani di Mosca erano al fronte a combattere. Gordon Banks ha portato il carbone, ha vissuto nella polvere prima di uscirne e diventare farfalla e di strozzare in gola il grido di gioia del Divino Pelè, volato in cielo per incornare un pallone. Dino Zoff è uomo taciturno. 'Dura solo un attimo, la gloria', è la miglior fotografia e biografia possibile dei suoi silenzi, delle sue parate, di un'Italia in festa mentre timido e festante alza la Coppa di Spagna al cielo. Ricardo Zamora da Barcellona doveva diventare medico ma decise di trasformare la scienza in istinto e di riflessi.

Le immagini e le foto di Giuliano Sarti riportano la mente a un'Italia antica, color seppia. Era portiere moderno e freddo, vincente. Se la scuola tedesca ci ha regalato nei tempi moderni la grinta di Oliver Kahn e lo stile più da pallamano che da football di Manuel Neuer, è anche grazie a Sepp Maier. Uno che ha legato una vita ai colori del Bayern Monaco, uno che come i due successori è stato vincente ovunque. Rinat Dasaev è stato bacchettato da Brera ed esaltato da chi lo considerava novello Jasin. Portiere e uomo maledetto, è l'ultima icona coi guantoni della Russia che fu, Cortina d'Acciaio esile nel fisico e fragile nell'animo. Di Peter Shilton si accorse un Gordon Banks al tramonto della carriera e nessuno ha mai giocato tante gare quante il portiere di Leicester in carriera.

Peter Schmeichel ha fatto conoscere al Mondo un modo nuovo di interpretare il ruolo. Farfalla nonostante il fisico possente, regista coi guantoni nonostante l'1 sulle spalle. La memoria del pallone porta anche a fasti antichi. Gianpiero Combi, cinque titoli con la Juventus, centottantuno centimetri a vita alta e uno stile che vedremo nel pallone globale solo anni dopo. Frantisek Planicka, che negli anni '30 esportò l'aquila ceca sui campi d'Europa. Gilmar è stato il primo grande portiere del Brasile, Josè Luis Chilavert il primo grande portiere cannoniere. Jean-Marie Pfaff, mani grandi come il suo Belgio, ha sconvolto i produttori di guanti e travolto decine di conclusioni certe e sicure. Iker Casillas è stato per lungo tempo l'anti-Buffon, protagonista dell'annoso confronto tra chi meritasse la corona di migliore.

Il tempo, poi, ha fugato i dubbi. Gol ed errori sono trascorsi, pensieri e silenzi altrettanto. Uomini soli, uno sulle spalle e sul campo. Un colore diverso, un ruolo diverso. Il potere nelle mani, che gli altri hanno legate e vietate. Il compito di dire no. Gianluigi Buffon ieri, da solo, ha raccontato una storia. Fatta di grida e tuffi. Di erba che s'infila tra i denti, di polvere e pallonate. Di quel centimetro che separa l'estasi dal dolore, l'urlo dal canto. Mettere in ordine questi uomini, sarebbe solo puro esercizio di stile. Sedersi e rivederne in silenzio le parate, i voli, secondi che sembrano eternità, è il senso stesso del calcio. Il respiro trattenuto, che poi si spezza. Il guantone che dice no. Buffon che sorride. Ci sarà tempo, per il funerale calcistico. Ma non ancora. Non fin quando non smetterà d'essere perfida e splendida farfalla coi guantoni.