Vinceremo il tricolor, il grido di Berlusconi. Ma è già prova maturità

Quando Silvio Berlusconi si sbilancia lo fa da tifoso e non da intenditore di calcio, qual è. Il "Vinceremo lo Scudetto" non può essere che una speranza, seppur flebile e difficile da realizzare, da chi il Milan lo vive da più di un Giubileo. La realtà è che sono bastate due partite per riaccendere nel tifoso rossonero medio quell'entusiasmo sopito da anni di Allegri - seppur terminati con qualificazioni Champions e uno Scudetto - e Seedorf. È bastato un tecnico giovane e caro alla tifoseria come Inzaghi per cambiare l'umore e la passione. E due partite, otto gol, tanto divertimento nei limiti di una squadra che non è certo quella di dieci anni fa.
Perché è vero, a parte quello con Ibrahimovic - e a Milanello non c'è nessuno come lo svedese - l'ultimo tricolore è arrivato un decennio fa, quando però la squadra era completamente differente.

Se ci possono essere delle analogie probabilmente bisognerebbe ritornare alla memoria con l'anno di Zaccheroni, Bierhoff e Weah davanti, Guly da ala, Abbiati esordiente in porta che fa le scarpe a Seba Rossi. Insomma, un sacco di incognite e la fortuna di vincere forse il campionato più pazzo degli ultimi trent'anni, più di quello dell'84-85 con l'Hellas Verona ad alzare il tricolore.
Oggi però è già una prova di maturità, perché la Juventus rimane la squadra più forte - con la Roma fantastica avversaria - e San Siro sarà pieno. Certo, il problema è che la difesa non può concedere quello come ha fatto con il Parma, altrimenti non saranno solamente quattro i gol incassati, né cinque quelli segnati. Ogni partita fa storia a sé, ma una vittoria del Milan sarebbe un bel segnale per il calcio italiano: dopo cinque vittorie e un pari nelle coppe europee si potrebbe pure affermare che il livello si è livellato. Per una volta verso l'alto.