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Zidane, la rappresentazione vivente che i calciatori fanno la squadra

Zidane, la rappresentazione vivente che i calciatori fanno la squadraTUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
venerdì 6 maggio 2016, 06:452016
di Andrea Losapio

Zinedine Zidane, sin dal suo approdo sulla panchina del Real Madrid, è stato accompagnato da una certa dose di scetticismo. Normale, perché con il Castilla aveva più volte mostrato il volto peggiore di sé: nelle sue cinquantasette partite alla guida della squadra B dei Galacticos aveva vinto solamente ventisei volte, con diciassette pareggi e quattordici sconfitte. In soldoni 85 punti, più di uno e mezzo a partita. Una buona media per una squadra di metà classifica, se non fosse che la Serie C spagnola non sia propriamente la più allenante del globo, tanto più se in campo hai piccoli fenomeni (o presunti tali) come Odegaard.
Dal suo approdo in prima squadra, invece, Zidane ha cambiato completamente marcia. Ventiquattro partite, diciannove vittorie e tre pareggi, due sole sconfitte: una, indolore, contro il Wolfsburg in Champions League.

L'altra che rischia di diventare clamorosamente pregiudicante, contro l'Atletico Madrid. Dieci vittorie di fila in campionato non bastano a recuperare del tutto il Barcellona.
In ogni caso la grossissima differenza nel rendimento fra Castilla e Real Madrid, pur avendo migliaia di difficoltà in più con i Galacticos, spiega esattamente come l'allenatore sia sì fondamentale, ma in casa madrilena sia una mera questione di contorno. Serve più un gestore che non un tecnico scafato, qualcuno che sì, possa avere il diritto di parola, ma che poi sappia trattare con i campioni e che soprattutto venga rispettato e riconosciuto come una diretta emanazione della società. Zidane, pur non essendo un allenatore straordinario, rischia di vincere tutto, laddove Benitez era quasi fuori da tutto.