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Avellino in rodaggio, Pro Vercelli sulla difensiva. Focus sul match

Avellino in rodaggio, Pro Vercelli sulla difensiva. Focus sul matchTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
domenica 31 agosto 2014, 02:002014
di Stefano Sica

L'Avellino inizia la sua seconda stagione consecutiva in serie B rispettando quella consuetudine che aveva fatto grandi i Lupi di Antonio Sibilia negli anni '80: la legge del Partenio. Non è stata certamente una partita facile per i biancoverdi, ingabbiati dalla tattica scelta dal tecnico della Pro Vercelli, Scazzola, improntata quasi sulle barricate e sulle ripartenze. Rastelli sperimenta il 3-5-2, il modulo che aveva portato gli irpini al terzo posto alla fine del girone di andata dell'ultimo torneo. Arini fa il play-maker, i compagni lo cercano in continuazione e lui gioca un'infinità di palloni. Ma l'Avellino fa costantemente fatica, con i piemontesi piazzati con un accorto 4-5-1 con gli esterni, Di Roberto a destra e Fabiano a sinistra, che spesso producono il tridente in fase offensiva. Per gli uomini di Rastelli diventa difficile sfondare sia per vie centrali, causa la tenaglia del trio Ardizzone-Matute-Scavone, sia sulle fasce, dove Bittante trova una serata storta davanti a Scaglia, e Zito, che la corsa e il piede fatato ce l'ha, va a sbattere contro l'attento Germano non trovando mai la superiorità. Con la Pro Vercelli che tenta qualche sortita in contropiede, senza però graffiare, le occasioni dell'Avellino si contano su una mano. Una, ghiotta, se la procura Castaldo che però viene neutralizzato da un attento Russo. Il problema dell'Avellino sono poi i ritmi, sempre troppo bassi. Ne risente la circolazione della palla e per gli ospiti diventa un gioco da ragazzi raddoppiare sui portatori d'acqua irpini e prevalere nei duelli individuali. Generosità di Arini a parte, mediano di lotta e di governo, il centrocampo biancoverde non mostra mai smalto, con Kone e Schiavon perennemente fuori dal gioco. Arrighini si danna l'anima ma non morde quasi mai anche se, in chiusura dei giochi, la sua prestazione meriterà la sufficienza. La superiorità numerica, causata dall'espulsione per doppia ammonizione di Ardizzone, finisce paradossalmente per penalizzare i Lupi, perché la Pro arretra il baricentro non rischiando pressoché nulla e lasciando Marchi in isolamento perpetuo davanti ad una difesa biancoverde attenta col trio Fabbro-Ely-Chiosa. In un tema tattico così bloccato, Rastelli non può fare altro che stravolgere l'assetto. E passa prima al 4-4-2 di Bari, senza fortuna, con Kone che fa a sportellate con Scaglia a destra. Poi ha l'intuizione di spostare il belga Soumaré tra le linee, a ridosso di Comi e Castaldo.

Ed è con questa mossa che il trainer napoletano coglie i frutti sperati. Perché il baby scuola Anderlecht ha corsa, velocità, inventiva e riesce a saltare l'uomo quando vuole. Quello che serve come il pane in una gara così congelata ma che manca ad un Avellino troppo prevedibile alla prima in casa e che riesce a ridurre ai minimi termini anche l'impatto sulla sfida di Comi, l'eroe di Bari. La pressione biancoverde aumenta, gli ultimi 10 minuti pongono scene da arma bianca e la ciliegina sulla torta ce la mette Castaldo, colui che qualsiasi tecnico avveduto non risparmierebbe neanche se lo vedesse reggersi su una gamba sola. L'asso napoletano, elemento a cui la natura ha concesso di poter decidere una gara anche da solo, vive non a caso una serata tra alti e bassi a causa della condizione fisica non impeccabile, ma polverizza in extremis la partita perfetta della Pro. Che, a quel punto, non ha né il tempo né la forza per recuperare. Un pizzico di buona sorte premia, quindi, i padroni di casa. Ma non mortifica la strategia tattica di Scazzola, che, comunque la si voglia vedere, il suo assetto, fino a pochi secondi dalla fine, l'aveva indovinato in pieno se l'obiettivo era, come noto, un pari senza affanni. Nell'Avellino, invece, è lecito attendersi prestazioni migliori, specie dopo il capolavoro visto a Bari. Ma è calcio d'agosto. Quindi calcio ancora sperimentale. Ma resta l'entusiasmo di Rastelli, che a fine gara saluta il pubblico alzando le braccia al cielo per poi ringraziarlo in conferenza stampa. L'Avellino quest'anno, ribadirà, non sarà più una sorpresa per gli avversari. Ma una nuova favola può iniziare.