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Cittadella, Marchetti: "Testa alla salvezza. Ma giocando ad alti livelli"

Cittadella, Marchetti: "Testa alla salvezza. Ma giocando ad alti livelli"TUTTO mercato WEB
sabato 5 novembre 2016, 00:532016
di Luca Bargellini
fonte TuttoB.com

Segreti ed obiettivi del Cittadella rivelazione del campionato, la lotta al vertice della classifica, ma anche una breve digressione in merito ad un illustre ex granata. Stefano Marchetti, direttore generale del Cittadella, ha rilasciato un'intervista a TuttoB.com:

Direttore, qual è il segreto di questo Cittadella, rivelazione del campionato?
"Direi un insieme di cose: innanzitutto, un gruppo affiatato e coeso, composto da ragazzi di qualità, ma anche una società che negli anni ha sempre lavorato bene, con oculatezza e lungimiranza, cercando di raggiungere gli obiettivi prefissati attraverso il rispetto del budget. Senza mai compiere il passo più lungo della gamba... E i risultati ottenuti ci stanno dando ragione e ci soddisfano pienamente. Il merito va equamente diviso fra i ragazzi, lo staff tecnico e la società. Spesso competenza e serietà valgono tanto quanto un budget sostanzioso. Segreto? Avere coerenza, cercare di prelevare giocatori motivati, che siano uomini ancor prima che atleti. E poi, cementare il gruppo attraverso la ricerca di una forte empatia fra giocatori, allenatore e società. Quella del Cittadella è una grande famiglia: indossare la maglia granata significa orgoglio e senso di appartenenza. Chi viene da noi trova professionalità e umanità: un mix di cose che consentono ai giocatori di inserirsi nell'ambiente ideale per esprimersi al meglio".

La scelta di non snaturare un organico collaudato sta pagando...
"Mantenere l'intelaiatura della squadra che ha vinto il campionato di Lega Pro, sebbene arricchita dall'inserimento di diversi giocatori, certamente ci ha avvantaggiato nel portare avanti una precisa filosofia di gioco, contestualmente agevolando l'assimilazione dei concetti che fanno parte del credo calcistico di mister Venturato".

Lavorare in un ambiente tranquillo, "ovattato", al riparo da pressioni e condizionamenti può essere un valore aggiunto?
"A volte sì, altre no: dipende dalle circostanze. Nei momenti di difficoltà può essere un vantaggio, perchè permette di ricompattarsi con maggiore facilità. Cittadella però è una piazza esigente, abituata alla serie B, quindi anche qui, seppur in misura ridotta rispetto ad altre piazze, ci sono pressioni".

Finora la squadra ha ottenuto più punti lontano dalle mura amiche... Come spiega questo dato?
"Molte squadre, quando ci affrontano, si chiudono ermeticamente. Quindi, in casa fatichiamo a trovare spazi e dobbiamo essere bravi a inventare la giocata, il guizzo vincente, per scardinare le difese avversarie".

Alla luce del sensazionale avvio di stagione, l'obiettivo resta la salvezza oppure proverete ad alzare l'asticella?
"Noi dobbiamo rimanere coi piedi per terra. Raggiungere la salvezza il prima possibile resta la priorità. Poi, se ci riusciremo in tempi relativamente brevi, potremo ragionare in altri termini... Non dobbiamo mai dimenticare che il campionato è ancora lungo, estenuante, imprevedibile... E non possiamo permetterci ragionamenti svincolati da questo obiettivo. Solo una volta ottenuta la salvezza, potremo ambire a traguardi più alti. L'appetito vien mangiando".

Condivide l'opinione di chi sostiene che il Cittadella pratichi un calcio semplice e minimalista, ma estremamente efficace e redditizio?
"Stiamo facendo un calcio di alto livello: questo ci è riconosciuto da tanti tecnici ed addetti ai lavori. Cerchiamo di imporre il nostro gioco sempre e comunque, senza speculare sull'avversario. La filosofia è improntata allo sviluppo di un'efficace manovra offensiva, a prescindere dall'avversario. Il nostro è un calcio votato all'attacco".

Cruyff diceva che il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget. Immagino sarà d'accordo...
"Capisco che il sistema abbia bisogno di grandi piazze e palcoscenici importanti, ma oggi siamo giunti ad un punto in cui è imprescindibile il rispetto degli impegni economici, la continuità del lavoro. Occorre essere società virtuose, piuttosto che guardare ad un blasone magari datato. Se non si posseggono i "numeri" per essere competitivi e per onorare gli impegni assunti, il prestigio ed il bacino d'utenza contano ben poco".

Quali le favorite per la promozione?
"Hellas Verona a parte, vedo un grande equilibrio. La differenza la farà la continuità di risultati. Chiaramente, Carpi e Frosinone possono vantare un parco giocatori forte e di grande qualità. Poi, come ogni anno, ci sarà una sorpresa: il mio sogno è che possa essere il Cittadella".

Direttore, se la sente di spendere due parole a proposito di Manolo Gabbiadini, giocatore che lei portò a Cittadella e che, attualmente, sta incontrando diverse difficoltà a calarsi nel modulo tattico di Sarri?
"Manolo era un predestinato. A Cittadella mi impressionò non solo per le indubbie qualità tecniche e fisiche, ma anche per una mentalità da veterano. E' ovvio che dev'essere utilizzato in un certo modo: non è una prima punta classica, bensì predilige attaccare gli spazi... Se riuscirà a ritrovare la via del gol, potrà fare benissimo anche a Napoli. Se lo merita".