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Gubbio, Braglia: "Ho rassegnato le mie dimissioni. Ma non ho nessuna squadra"
Come è emerso questo pomeriggio, mister Piero Braglia, dopo due anni sulla panchina eugubina, ha rassegnato le sue dimissioni dal Gubbio. La motivazione addotta è stata relativa all'impiantistica, giudicata insufficiente dal tecnico, ma si sono subito rincorsi rumors di mercato che vogliono l'allenatore nel mirino di Triestina, della neo promossa Pianese e del Livorno che anche l'anno prossimo tenterà di fare il salto tra i pro. Voci subito smentite dallo stesso Braglia, che si è espresso così in conferenza stampa:
"Fino al 30 giugno sono un dipendente del Gubbio, dal 1° luglio non lo sarà più, perché ho dato le dimissioni. Qua sono stato bene, questo voglio dirlo. Rinuncio a un ingaggio, e non ho nessuna squadra, a differenza di quanto possa pensare qualcuno che mi ha contattato: è solo una scelta dato dal fatto che a me piace lavorare, e non voglio rubare soldi al presidente Notari, che con me si è sempre comportato bene mantenendo quanto mi ha detto. La situazione dei campi non è colpa sua, anzi, ma è grave, e non ti permette di lavorare al 100%, come vorrei fare io. Si lavora con le strutture, ma qui non ci sono, e quindi il club deve accettare le miei dimissioni: non mi sento a mio agio nel lavorare così, anche se mi dispiace molto lasciare. Tutto qui, non c'è altro".
Gli viene però espressamente chiesto del Livorno: "Voglio solo lavorare, al meglio, perché ci tengo a lavorare ancora bene. E sono onesto, io voglio andare a lavorare bene, il progetto viene dopo, ci deve essere una cosa adeguata e in questo momento qui guardo anche la categoria: ho voglia di vincere e fare qualcosa di importante. Poi non si sa mai".
"Fino al 30 giugno sono un dipendente del Gubbio, dal 1° luglio non lo sarà più, perché ho dato le dimissioni. Qua sono stato bene, questo voglio dirlo. Rinuncio a un ingaggio, e non ho nessuna squadra, a differenza di quanto possa pensare qualcuno che mi ha contattato: è solo una scelta dato dal fatto che a me piace lavorare, e non voglio rubare soldi al presidente Notari, che con me si è sempre comportato bene mantenendo quanto mi ha detto. La situazione dei campi non è colpa sua, anzi, ma è grave, e non ti permette di lavorare al 100%, come vorrei fare io. Si lavora con le strutture, ma qui non ci sono, e quindi il club deve accettare le miei dimissioni: non mi sento a mio agio nel lavorare così, anche se mi dispiace molto lasciare. Tutto qui, non c'è altro".
Gli viene però espressamente chiesto del Livorno: "Voglio solo lavorare, al meglio, perché ci tengo a lavorare ancora bene. E sono onesto, io voglio andare a lavorare bene, il progetto viene dopo, ci deve essere una cosa adeguata e in questo momento qui guardo anche la categoria: ho voglia di vincere e fare qualcosa di importante. Poi non si sa mai".
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