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Vincerà Totti?TUTTO mercato WEB
© foto di Insidefoto/Image Sport
venerdì 26 febbraio 2016, 11:24Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Vincerà Totti?

Dopo aver chiuso con il calcio a Pescara, finiti gli studi, cominciai a lavorare a Torino, a Tuttosport. Fare il giornalista era il mio sogno. Mi baciò la fortuna. Avevo al fianco persone che mi insegnarono non solo il mestiere. Gli sono sempre stato grato. E dal settembre '68 iniziai a prendere in considerazione tutto quanto mi circondava. Ad esempio, ad analizzare i comportamenti di tante società. In particolare la Juventus, quella di Boniperti e Giuliano, con sede in Piazza San Carlo. Era un bunker. I filtri non si contavano. Non trapelava niente. Fra le altre cose notavo che venivano sempre ceduti quei calciatori che stavano per esalare l'ultimo respiro. L'imperativo categorico era non farli chiudere in bianconero. Certamente una strategia. I grandi calciatori, che spesso si identificano con le bandiere, alla fine diventano problemi. Così, Cabrini al Bologna, Tardelli all'Inter, Gentile alla Fiorentina e via dicendo. Insomma, non c'era spazio in società per gente che aveva stampa e tifosi dalla propria parte, che pensava di essere ancora al centro del mondo nel ricordo di titoli e foto in prima pagina, ma che conosceva poco o nulla di ciò che avrebbe dovuto fare. Eppoi le bandiere, che sono la rovina delle società, quasi sempre vincono. Ricordo Rivera, che cambiava presidenti e voleva comandare con i soldi degli altri. Non appena arrivò Berlusconi fu rottura. Come la querelle Juventus-Del Piero finì con la partenza del calciatore. Ma sono eccezioni. Eppure non ho visto big diventare managers di livello. O meglio, uno solo, Giampiero Boniperti, ma prima l'Avvocato lo aveva testato, affidandogli la gestione del ramo agricolo della Sai.

La lunga premessa per arrivare a Totti, patata bollente per la Roma. Dalla sua non poco: 23 anni con i titolari, 749 partite e 300 gol, una carriera da incorniciare. Dall'altra lo scontro con Spalletti e quei 39 anni che non possono non pesare. Ha un contratto da 2,5 milioni di euro netti e, con il Presidente Pallotta, uno da 600mila netti l'anno per 6 anni come dirigente. Si può pretendere di più? Non penso. Né mi soffermo sulle solite frasi: "Ho dato tanto, potevo andare a vincere di più, pretendo dignità" ecc. ecc., perché "la riconoscenza - come dice Bernheim - è una malattia del cane non trasmissibile all'uomo". Conosco, infatti, anche i calciatori, abituati a valutare tutto secondo il proprio interesse, come è giusto per un professionista. Se non sono state prese altre decisioni è perché non erano convenienti. Ora sta per cominciare una nuova vita e si deve dimostrare se si vale. Bisogna ripartire con umiltà, in silenzio e aiutare la società, che ti ha fatto ricco, a crescere. Perché voler continuare a giocare e sporcare una simile carriera con tanta panchina? Un errore madornale, quando uscire con il sorriso e in punta di piedi sarebbe il più grande investimento per il futuro. 

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