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Guardiola e il contropiedeTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
venerdì 11 marzo 2016, 15:16Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Guardiola e il contropiede

Dico da sempre che il mestiere dell'allenatore è il più difficile del mondo e che uno che avesse le doti che servono potrebbe fare il Presidente degli USA. Lo ripeteva un mio maestro. Se per i vecchi saggi l'allenatore migliore è quello che sbaglia meno e la miglior formazione la mettono in campo il medico sociale e il Giudice Sportivo ci sarà un motivo. Non sono confortati dall'esperienza? Di tecnici ne ho conosciuti tanti, analizzati molti e scoperto che quei suggerimenti non erano frutto di fantasia. Ma la cosa che non dimenticherò mai è la frase che un marpione mi disse alla Sampdoria: "Si ricordi che in campo andiamo noi". Per chi credeva di sapere tutto fu un colpo mortale. Non avevo ancora capito che in campo andavano i calciatori e dal fischio d'inizio nessuno poteva nulla: decidevano loro. Fra le tante cose che la frase sottintendeva, una toccava anche l'allenatore, che raramente determina se non fa gol né serve assists.

Detto questo, quando leggo che i nostri tecnici sono i cervelli dell'Italia, che all'estero si inchinano davanti ai gestori di uomini e di scienza calcistica di cui disponiamo e che la scuola allenatori è l'unica eccellenza che possiamo esportare, i dubbi mi assalgono. Insomma, "da noi si inventa" e "all'estero sono tutti uguali" le frasi ricorrenti, e giù a illuminarsi d'immenso. A dire il vero è un film già visto, perché di tanto in tanto ascolto il ritornello sugli arbitri che sono i migliori del mondo. Poi vai a vedere le partite e noti che raramente si mette un uomo al primo palo sul calcio d'angolo, che nessuno va a ballare davanti agli specialisti che dalla bandierina sanno calciare con l'interno e l'esterno piede e si continua a marcare a zona anche quelli che fanno sempre gol. Né si è ancora scoperto come opporsi alle punizioni dirette, con partenze non solo davanti ma anche di lato, per impegnare la visione periferica di chi batte. Eppure tanti gol nascono da palla inattiva. E quanti calciatori conoscono l'uso dell'esterno piede? Guarda caso il calcio si gioca con i piedi.

Poi quelli che parlano di novità non fanno sorridere? La fase offensiva di Zeman va bene, la "disorganizzazione organizzata" di Fascetti pure, ma lo stesso Torino di Radice non copiava l'Ajax e l'Olanda degli anni '70? E Sacchi, che Sogliano portò al Milan per poi vendergli Mussi, Bianchi e Bortolazzi, non doveva essere cacciato dallo stesso Sogliano quando lo costrinse a cedere Bordin al Cesena per prendere dal Rimini Galassi, un suo pupillo? E al Milan non rischiò due volte l'esonero, dopo la sconfitta a Lecce con l'Espanol in Coppa e a Zagabria, quando fu salvato dalla nebbia? E Capello non viene da esperienze negative in Inghilterra e in Russia? E Ranieri, che fa bene a Leicester, non ha toppato con la Grecia? E Ancelotti non ha vinto la decima Champions League del Real Madrid grazie a un generoso recupero dell'olandese Kuipers che lo ha portato ai supplementari? Potrei continuare con i tecnici stranieri che vanno per la maggiore ripetendo le stesse cose.

Chiudo con una considerazione di chi mastica calcio su Guardiola, che ha strappato al Manchester City un ingaggio stratosferico: "La Juventus di Allegri per passare il turno con il Bayern Monaco ha una sola possibilità: sperare che Guardiola, come ha già fatto, gli regali il contropiede".