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Tavecchio, Viscidi e BerardiTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
domenica 4 settembre 2016, 12:46Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Tavecchio, Viscidi e Berardi

Ho letto con estremo interesse le dichiarazioni del Presidente della FIGC Tavecchio, che disegnano la nuova organizzazione del Club Italia. Non mi attendevo tanto. D'accordo se deciderà di ampliare le funzioni del C.T., che all'inizio del 2017 potrebbe diventare D.T., ma quando si dice che il Club avrà sei macro-aree e 200 consulenti e che ci sarà un investimento di 35 milioni, pari a quasi 70 miliardi di vecchie lire, rimango perplesso. Apprendo che la Federcalcio si lancerà nel futuro, che tecnologia e scienza, abbinate al lavoro sul campo, serviranno a rilanciare il calcio e a frenare l'invasione straniera. Eppoi coordinatori, responsabili scouting, osservatori e 13 tecnici sparsi sul territorio per visionare 150mila ragazzi dei Centri Federali, che da qui a febbraio saranno 20, mi sembrano cose fuori dal mondo. Chiudo con due frasi cui stento a credere. Una è del Presidente: "I calciatori vanno e vengono, conta il sistema"; l'altra è del coordinatore delle Nazionali Giovanili, Viscidi: "L'azione di un gol dura 5/6 secondi, ma dietro c'è un lavoro di gruppo". Fatico a capire. Alla prima potrei rispondere che siamo dodicesimi nel ranking FIFA e, come mi insegnò il capitano della Sampdoria, quando credevo di sapere tutto, in campo vanno i calciatori e dal fischio d'inizio decidono loro. Non l'avevo ancora capito. Alla seconda riconosco una parte di verità, ma, quando sono sempre gli stessi a fare gol, ci si deve domandare perché. Va bene il lavoro di gruppo, lo schema e tutto ciò che si vuole, ma se a metterla dentro è sempre Berardi nei modi più diversi ci sarà un motivo. Dove sarebbe la squadra di Squinzi senza il suo goleador?

Detto questo, credo che non si debba scomodare la scienza per riportare sui binari l'azienda calcio. Rimango dell'avviso che per prima cosa si dovrebbero pretendere bilanci in regola. Chi va in rosso pagherà di tasca. Immediatamente si capirà l'importanza del settore giovanile e portieri, difensori e centrocampisti di quantità si tornerà a costruirli in casa. Perché se prima ci riuscivano oggi non siamo capaci? Ma i vecchi maestri sapevano insegnare i fondamentali e correggere i difetti, al contrario di quanto avviene. E' difficile fare corsi per preparare chi non è preparato e si trova davanti a un compito più grande di lui? Non riempiamoci la bocca di discorsi, né guardiamo al fatto che abbiamo all'estero alcuni allenatori strapagati, anche se non vanno in campo, non fanno gol né servono assists.

Si potrebbe continuare nella disamina, ma toccherò solo un altro tasto. Tutti sanno che 104 società professionistiche sono un non-senso. Ebbene, qualche volta non sarebbe male guardare al passato, quando esistevano i semiprofessionisti, con 3 gironi di C e 6 di D e le cose andavano molto meglio. Bastava assicurarsi che i contratti, soprattutto al Sud, venissero rispettati e provvedere alla tutela pensionistico-sanitaria e tutto era ok. Sarebbe impossibile rimettere le cose a posto? Cambiare, spesso, non vuol dire migliorare.