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La superficialità mai pagherà!TUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
lunedì 13 marzo 2017, 14:40Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

La superficialità mai pagherà!

Non ho mai creduto alla professionalità dei calciatori, o meglio della più parte. Sono superficiali, pensano che tutto sia loro dovuto e non si rendono conto delle insidie che nasconde il calcio. Ecco perché se non sono guidati e stimolati non ci si deve meravigliare se il PSG batte 4-0 il Barcellona tra le mura di casa e perde, 21 giorni dopo, 6-1 al Camp Nou. Ho sentito quanto è stato detto e letto i commenti, ma rimango dell'avviso che di fronte a simili risultati e prestazioni ci sia una sola risposta: la partita non è stata preparata come si doveva. Perché si può perdere e incappare nella giornata-no, ma si lotta per 95'. Poi non rimarrà che stringere la mano agli avversari: sono stati più bravi. Ma non prima, perché Barcellona e PSG le sconfitte le avevano preparate in settimana. Gli spagnoli, oltre a rimontare in campionato e aver ritrovato una buona condizione, si ritenevano di un'altra categoria. I francesi, dopo il 4-0, pensavano di essere già in finale.

Ho sintetizzato, ma non sono lontano dal vero. I critici hanno detto prima tutto il bene possibile del PSG e cantato il "De profundis" al Barca, per rimangiarsi tutto al ritorno, magnificando la remuntada di Neymar e compagni. Un allenatore ha scritto che "... i francesi hanno messo del loro con errori e paure, causati dalla scarsa fiducia nel proprio sapere collettivo". Mentre "... i catalani hanno dimostrato con il loro stile, le loro regole, la loro storia una linea chiara di gioco e di comportamento. La vittoria, inoltre, è anche la conseguenza di una superiorità morale". Ma all'andata tutte queste qualità dov'erano? Allora non si torna a quanto detto? Se non sono guidati i professionisti diventano dilettanti allo sbaraglio. E chi non deve permettersi un attimo di relax è la società, presidente in testa, da cui dipendono tecnico e squadra. Perché l'Avvocato Porelli cercava nell'allenatore della Virtus, prima di tutto, un motivatore? Perché Boniperti chiedeva al tecnico l'ubbidienza? Perché ogni giorno li volevano a rapporto? Perché il Presidente Viola quando la Roma vinceva era sempre arrabbiato e le poche volte che perdeva era il primo a sdrammatizzare? Con questi signori i cali di tensione erano vietati.

E' fin troppo semplice la spiegazione quando ci si trova di fronte a simili tracolli. Poi si può disquisire su tutte le altre cose di natura tattico-fisico-atletica che, spesso, determinano, anche se, a questi livelli, certi errori non sono ammessi. Tanti non saranno d'accordo, dal momento che si parla di top clubs con spese, ingaggi e fatturati da sballo, ma domandate se ci si è allenati come si doveva, se si è curata l'alimentazione, se non ci sono state più distrazioni, se non si è pensato alla gara e all'avversario solo alla mattina dell'impegno, quando è tardi. Ma la cosa più divertente e che taglia la testa al toro sono le dichiarazioni di Emery a fine gara sulla direzione di Aytekin, decisivo negli ultimi 8'. L'allenatore basco, osannato 21 giorni prima e oggi sull'orlo dell'esonero, non si è preoccupato di sapere che al ritorno il direttore di gara doveva valere almeno quello dell'andata, il polacco Marciniak. E allora al PSG, società in testa, a che cosa pensavano se non a fare una promenade sulle ramblas?