Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre alessandriaascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

...con Pigliacelli

...con PigliacelliTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
giovedì 4 gennaio 2018, 00:002018
di Alessio Alaimo
A Roma stesso allenatore dei portieri e stessi problemi: io e Zeman, tutta la verità. Alla Pro Vercelli per la salvezza. Sebastiani, grazie di tutto: ma al timone del Pescara c'è chi non sta facendo il bene della società

Le parate, quelle che salvano il risultato e piacciono ai fotografi. Mettici pure che se ti gira bene parti dalla tua area e te ne vai palla al piede fino a centrocampo, beh, allora hai tutto per strappare applausi. Mirko Pigliacelli aveva cominciato il 2017 così, dall'impresa disperata di Trapani. Dal baratro alla voglia di credere nel miracolo, tutti insieme. Non è andata bene per un punto. Il calcio si sa, non perdona. Ma quella in granata è stata un'avventura che ha restituito le luci della ribalta al portiere scuola Roma. Così in estate ecco il ritorno a Pescara. L'accordo raggiunto con un'altra squadra, poi la chiamata di Zeman. "Mirko, tu sei il mio portiere titolare". Parole che fanno piacere e che fanno pensare al diretto interessato, sempre schietto e senza troppi peli sulla lingua, "Dai che questo è l'anno buono a Pescara". E invece no. Perché il Pescara prova ad ingranare, ma qualcosa con Zeman si rompe. “Sul mio rapporto con il Presidente Sebastiani nulla da dire nei tre anni passati a Pescara, mai un’incomprensione o uno screzio tra di noi, da parte sua ho percepito sempre una grande stima sia tecnica che umana. Purtroppo quello che mi è capitato quest’anno a Pescara va oltre l’aspetto calcistico perché troppe volte è stato tirato in ballo il lato personale, cercando di mettere in cattiva luce l’uomo, oltreché il professionista, per cui questa cosa non sono ancora riuscito a mandarla giù. So benissimo che nel calcio finché si tratta di una scelta tecnica non c’è nulla da dire e la si deve accettare anche se non la condividi, ma se si va oltre non mi sta più bene”, dice Pigliacelli in esclusiva a TuttoMercatoWeb.

Ricostruiamo tutto dall'inizio: che è successo con Zeman?
“Durante il mercato estivo ero vicino ad un’altra squadra, anzi con il placet del Pescara avevo trovato tutti gli accordi economici e stavo andando a firmare... Poi, d’improvviso e in maniera piuttosto inattesa, mi arriva una chiamata dal mister che mi chiede di rimanere dicendomi e garantendomi che avrei giocato titolare e che avrebbe puntato su di me. Davanti ad una chiamata con le garanzie di Zeman e ad una squadra importante come il Pescara che deve fare un campionato di alto livello non si può certo dire di no. Subito dopo la chiamata del Mister, la società mi ha rinnovato il contratto per cinque anni, per cui sono rimasto a Pescara con il massimo entusiasmo e soddisfazione professionale e, sinceramente finché ho giocato titolare, penso di aver dato il mio contributo. Contro il Parma poi il mister ha deciso, senza comunicarmi o anticiparmi nulla, di escludermi dalla formazione titolare, motivando la scelta in una successiva riunione tra noi dove mi ha detto: ‘sai quanto ti ho voluto qui, non ti ho fatto giocare contro il Parma perché contro il Cittadella non hai saputo gestire e giocare bene i palloni con i piedi che sono uno dei tuoi punti di forza’, ma ha anche aggiunto che mi avrebbe fatto rientrare subito dopo o quanto prima titolare. I fatti dicono che nella partita successiva contro l’Avellino vado in panchina di nuovo, per cui decido di andare di nuovo a parlare con il mister per chiedergli nuovamente spiegazioni e mi risponde con il suo solito modo di esternare le cose tipo cantilena: ‘sei il mio portiere titolare, ma facciamo che ci siamo capiti male’. Il dialogo si è svolto praticamente tutto così, nel senso che qualsiasi domanda gli facessi mi rispondeva sempre e solo che io ero il suo portiere titolare, ma ovviamente i fatti mi stavano dicendo l’esatto contrario. Arriviamo così alla partita successiva che prevedeva il turno infrasettimanale con la trasferta di Empoli, dove ad insaputa di tutti e con grande stupore generale, senza darmi alcuna spiegazione in merito, direttamente nello spogliatoio e davanti a tutti i compagni ed allo staff tecnico, mi dice questa frase: ‘Vai in tribuna’. Io, tanto è lo stupore, rimango impassibile a tutto e gli rispondo ‘ok’. E tutti i compagni ne possono essere buoni testimoni.
Da quel momento in poi si è creato un insieme di inesattezze, falsità, notizie non vere intorno ai miei comportamenti ed alla mia persona, al punto di essere messo in cattiva luce sia a livello nazionale che soprattutto a Pescara, dove chiunque mi incontrasse sia agli allenamenti che in giro per la città o allo stadio, si sentiva libero di potermi insultare pensando che avessi fatto qualcosa di male contro il Pescara e la sua maglia. Io per la maglia, la piazza e i suoi tifosi ho sempre dato il massimo. La cosa che mi ha fatto stare male è che non avevo fatto nulla di clamoroso per essere trattato in quel modo, non avevo rifiutato nessuna scelta tecnica ne tantomeno non rispettato i miei compagni di squadra o le decisioni dell’allenatore, avevo semplicemente chiesto spiegazioni ad una situazione che non capivo e che faticavo ad accettare”.

Zeman dopo la scelta di mandarla in tribuna ha detto: Pigliacelli ha mancato di rispetto al gruppo.
“Proprio per questo nei giorni successivi ho parlato con tutta la squadra. Qualcuno, forse il mister dei portieri, aveva il dente più avvelenato del dovuto e ci ha messo il carico. L’allenatore dei portieri era lo stesso che avevo avuto alla Roma dov’è successa la stessa cosa di Pescara: evidentemente nel rapporto con lui non sono stato ne bravo ne fortunato. Meno male che la squadra ha capito subito che non ho mancato di rispetto a nessuno dei miei compagni tantomeno al mio compagno di reparto, Fiorillo, del quale ho stima e rispetto oltreché essere amico”.

A Pescara non è mai andata bene...
“Negli altri anni magari c’erano obiettivi o situazioni diverse già in partenza. Quest’anno c’è stata una mancanza di rispetto verso la mia persona oltreché mancate promesse tecniche. Come ho detto di persona al Presidente l’ultima volta che ci siamo parlati, io sono uno che preferisce fare un lavoro umile piuttosto che essere arrivista come fa tanta altra gente nel calcio. Ci tengo a ringraziare tutti i compagni di squadra, che sono stati fantastici in ogni situazione o momento. Quello che è successo con lo staff va, secondo me, al di là di tutto”.

Ma i problemi li ha avuti con Zeman o con l'allenatore dei portieri?
“Beh, Zeman è il responsabile dello staff. Ma, secondo me, gli sono state riferite alcune cose inesatte. E sono stati ingigantiti alcuni momenti che potevano essere gestiti diversamente e con maggiore elasticità”.

Ora per lei una nuova pagina. Le piacciono le imprese disperate, dopo Trapani, la Pro Vercelli.
“Effettivamente a Trapani abbiamo fatto un grande girone di ritorno, con numeri da Playoff. Ho scelto Vercelli con il cuore, conosco il posto e la Società e due anni fa mi sono trovato da Dio. Le cose sono chiare e dirette. Preferisco andare dove sto bene e se c’è qualcosa che non va te la dicono subito in faccia, rispetto ad altri posti dove non si dice ciò che si pensa. E io piuttosto che scendere a compromessi magari arrivo a cambiare mestiere. Giusto o sbagliato, che piaccia o no sono fatto così”.

La classifica non promette niente di buono.
“Questo è lo stato delle cose e di certo non lo si può nascondere, è vero. La situazione è abbastanza pesante, ma non irrimediabilmente compromessa. Ma so con chi vado a lavorare e com’è l’ambiente. La sfida sarà difficilissima, ma proprio per questo affascinante e molto stimolante, ma se quando ho ricevuto la chiamata da Vercelli, avessi avuto dei dubbi che l’obiettivo non fosse considerato alla portata beh... non avrei accettato. Voglio la salvezza con la Pro Vercelli e lo dico con forza e convinzione”.

Il suo 2017 è stato a fasi alterne. Una grande parentesi a Trapani, poi i fatti di Pescara.
“Non mi è mai capitato di poterlo dire: a Trapani mi sono sentito a casa. Sono stato da Dio. Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, è un posto fantastico. Purtroppo per un punto non siamo riusciti a salvarci. A Pescara ho fatto cinque anni di contratto, il Mister che ti chiama direttamente e dice che mi vuole titolare beh... non potevo immaginare un epilogo così”.

Prima di firmare per la Pro Vercelli per lei c'era un interesse dal Craiova.
“Era aperto e concreto e di questo ringrazio Mister Mangia e la società che mi volevano e ne sono felice ed orgoglioso. Ma tornare dov’ero già stato e provare a vincere di nuovo una grandissima sfida, ha prevalso sul fascino dell’estero e su ogni ulteriore aspetto tecnico ed economico. Spero che Mister Mangia mi possa continuare a stimare e seguire con lo stesso interesse”.

Serie B: chi va in serie A?
“Palermo, Frosinone e Parma sono le più attrezzate con l’Empoli ed il Bari subito dietro. Il Frosinone è una grandissima squadra con un grande Presidente: insieme al Palermo andrà di sicuro in A”.

Una curiosità: vi siete salutati lei e Zeman prima di lasciarvi?
“Sono andato a salutare tutto e tutti con rispetto, civiltà ed educazione. Null’altro da aggiungere”.

Cosa gli direbbe se dovesse rivederlo sbollita la rabbia?
"Quando si assumono determinati duri comportamenti o intransigenti decisioni da parte di una persona più grande verso un ragazzo, senza particolari o clamorosi motivi, è inutile parlarne ancora o star la a creare ulteriori polemiche, resto dell’avviso che il tutto sarebbe potuto essere gestito diversamente ed in maniera più giusta. Nessuno aveva chiesto nulla a Mister Zeman, stavo andando a giocare titolare da un’altra parte perché tutti sapevano - società in primis - che questo era il mio obiettivo stagionale, ho giocato otto partite in maniera più che dignitosa e mi ha tolto senza motivo. Poi ha voluto far passare un messaggio sbagliato della mia persona nello spogliatoio ed all’esterno. Fortunatamente non c'è riuscito in pieno ed ho avuto delle richieste, vuol dire che qualcosa in questi anni ho seminato e non sono soltanto la peste degli spogliatoi. Ritengo che con me si sia comportato male ed ovviamente questo è il mio pensiero e sono le mie valutazioni dei fatti.
Continuo a voler ringraziare invece il Presidente Sebastiani perché ha dimostrato di credere in me e con me si è sempre comportato bene: purtroppo credo abbia messo al timone del Pescara una persona che non sempre sta facendo il bene della sua società”.