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Il Bronzo di Appiano

Il Bronzo di Appiano TUTTO mercato WEB
© foto di Giacomo Morini
sabato 11 luglio 2009, 16:502009
di Alessio Calfapietra

Ci chiedevamo con quale faccia si sarebbe presentato Zlatan Ibrahimovic al raduno dell'Inter. Non ci interessava un eventuale espressione da funerale, quanto l'impatto con i tifosi dopo le ben note vicende degli ultimi mesi. Non era facile indossare un sorriso di plastica, eppure lo svedese ci è riuscito. In mezzo ai volti nuovi di Thiago Motta e Milito, ieri, ad Appiano Gentile, ne è apparso uno di bronzo. Come se non fosse successo nulla. Come se quel gesto che invitava la curva ad un rapporto orale fosse invece un semplice sventolamento sui calzoncini accaldati. In tanti anni, di reazioni spropositate da parte di calciatori se ne sono viste svariate. Chi ha zittito il pubblico, chi allargato le orecchie per ascoltare una celebrazione sudata, chi ha sventolato il gesto dell'ombrello. Ma una del genere, a memoria d'uomo, no. Eppure Zlatan era lì', con gli estremi della bocca tirati ai due angoli da fili invisibili. "Io ora sono felice di essere qui, sono contento come il primo giorno in cui sono venuto all'Inter". Una frase che ricorda tanto un marito o una moglie che esprime il proprio amore a parole, mentre incrocia le dita di una mano e con l'altra prepara la richiesta di divorzio. Massimo Moratti, nel fronteggiare un altro esperto nel settore dei mal di pancia, Christian Vieri, sentenziò: "L'Inter non è la Caienna". Lo stesso valga per Zlatan che, appurato che nessuna squadra gli avrebbe garantito lo stipendio percepito in nerazzurro, ha dovuto fare retromarcia e fingere che tutto andasse per il verso giusto. Gli diamo dunque l'appellativo di "Bronzino", perchè per avere quella di "Bronzo" occorre rimanere nella storia come le due statue ritrovate nel mare nei pressi di Riace. Ibra, per ora, nella storia non è ancora entrato.

In attesa di farlo, può rifarsi con i suoi 24 euro al minuto: si consoli, c'è chi sta peggio. Mino Raiola sta tentando di piazzare Nedved all'Inter per rifarsi della mancata cessione dello svedese: staremo a vedere, il biondo Pavel, circa il suo ritiro, cambia puntualmente idea da tre anni a questa parte. La Juventus ha preso Felipe Melo, l'affare è da considerarsi concluso dopo che Marchionni ha sciolto le riserve sul suo ingaggio. Di riflesso, il Real Madrid in cerca di registi ha messo il fiato sul collo dell'Udinese per D'Agostino: una trattativa che potrebbe risolversi in poche ore, anche perchè l'ex romanista costa all'incirca la metà di Xabi Alonso, a meno che Florentino Perez, dopo la vagonata di miliardi riversata sul mercato, voglia dar vita ad una manovra diversiva per mettere alle strette il Liverpool. Nel Milan dei saldi, rammentiamo a Galliani l'ormai celebre affare Ricardo Oliveira. Se corrisponde a verità che i giocatori ad agosto inoltrato costano meno che a giugno, il brasiliano, acquisito a spiagge deserte ed ombrelloni chiusi, ha avuto un prezzo esorbitante rivelandosi una topica epocale. E mentre il Diavolo continua a razziare i settori giovanili di mezzo Nord Est, arriva il rinforzo a stelle e strisce Oguchi Onyewu: se avrà la stessa traiettoria del suo illustre predecessore Alexi Lalas, sarà un successo. Per una curiosa coincidenza, il mercato del Bologna ha preso il volo dopo che l'ingresso di Moggi nei quadri dirigenziali è saltato a furor di popolo. Raggi, Viviano, Guana e Tedesco in pochissimi giorni: un record, anche se Papadopulo si aspetta ancora dell'altro. La storia di Moggi ricorda da vicino le saghe cinematografiche incentrate su eroi positivi o campioni del male. Quando scorrono i titoli di coda, non si è mai certi che il regista sia ricorso ad un finale aperto, e che ci faccia ritrovare il belloccio o l'infame di turno nell'episodio successivo. Qualcuno malignava che in realtà Moggi non si fosse mai allontanato dal calcio ed ora sappiamo dalle stesse sue ammissioni che i contatti con la famiglia Menarini proseguivano da mesi. La reazione dei tifosi che hanno urlato che preferirebbero la B a Moggi nella società felsinea, ha spento tutto sul nascere, almeno all'apparenza. Un ultimo sguardo al ritiro della Roma: Spalletti ha aperto il fronte delle cessioni. Se la situazione societaria non dovesse giungere ad una svolta in tempi brevi, potrebbero essere partenze dolorose e non ci riferiamo a Perrotta o Taddei che, per le loro recenti esibizioni, sarebbero dolorose per i club acquirenti.