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L'Aquila ferita e la famelica Lupa

L'Aquila ferita e la famelica LupaTUTTO mercato WEB
© foto di Giacomo Morini
lunedì 15 febbraio 2010, 11:002010
di Alessio Calfapietra

La proverbiale acqua sotto i ponti è passata anche attraverso il fiume Tevere. Così come dalle parti dei Navigli e della Mole si è capovolta l'iniziale prevalenza di Ciro Ferrara sul milanista Leonardo - uno smalto, giova ribadirlo, quasi del tutto offuscato dall'effetto derby - nella Capitale il buonumore e la baldanza che circondavano l'ambiente laziale si sono trasferiti in blocco direttamente ai cugini romanisti. La doppia vittoria in Coppa Italia e Supercoppa lasciava presagire una stagione di successi in casa Lazio, cui opporre i mugugni e le paturnie giallorosse per un mercato inesistente ed un futuro societario tutto da decifrare. Ad oggi, mentre i trofei biancocelesti prendono polvere nella bacheca di Formello e la squadra si trova ad affrontare dopo oltre vent'anni il pericolo retrocessione, la Roma mette a segno una straordinaria striscia di successi e coltiva l'ambizione, sapremo presto se troppo ottimistica, di poter recitare il ruolo di antagonista nei riguardi dell'Inter. La gestione Lotito, nel suo complesso e al di là dello charme che esercita il presidente, resta positiva: spalmata la massa debitoria nei decenni a venire e sistemate certe effervescenze nel monte ingaggi, sono stati ottenuti risultati di prestigio come la partecipazione alla Champions ed alla Europa League, con il già ricordato suggello di due coppe. Ma l'intrasigenza di Lotito ha fatto scappare nel tempo giocatori come Di Canio, Mutarelli, Behrami e da ultimo Pandev. L'inaspettato esito del Lodo ha trattenuto Ledesma, ma il concetto di fondo rimane lo stesso: Lotito deve smussare i suoi atteggiamenti ed usare toni più concilianti - inaccettabili le accuse sull'educazione che i giornalisti impartiscono ai figli - senza impantanarsi in battaglie infinite. Dicevamo che Ballardini fosse intoccabile e non avrebbe partecipato al valzer delle panchine, avevamo ragione visto che solo il terz'ultimo posto e la sollevazione dei tifosi ha predisposto il cambio tecnico. Resta però un enorme interrogativo: Ledesma è rimasto fuori otto mesi per scelta dell'allenatore o per la celebre questione dei dissidenti? Lotito ha voluto prima scaricare le responsabilità su Ballardini, affermando che il giocatore è sempre stato a disposizione della squadra - in tal senso si è basata l'inammissibilità del ricorso - ma alla prima gara di Reja e l'argentino tornato in campo lo stesso Lotito si è assunto la paternità di quanto accaduto. In attesa che Ballardini offra la sua versione, si registra un risultato positivo per la Lazio che sbanca Parma collocandosi in una posizione più tranquilla. Il compito di Reja, con il suo calcio pane e salame e se vogliamo sparagnino, risulta difficile ma non troppo, visto che l'organico della Lazio è due spanne sopra rispetto alle potenziali concorrenti per la lotta salvezza. Il caro 3-5-2 ha portato benefici effetti, e se Zarate ritrova la via del goal partendo dalla panchina significa che si respira un'aria diversa. La Roma è famelica, non conosce soste e la Dea Bendata le dà un'ampia mano. Se l'attacco di Fiorentina e Palermo, contro Mexes e compagni, diventa sterile peggio che una sala operatoria, è merito degli uomini di Ranieri ma anche e soprattutto della fortuna che mette gli avversari in condizione di sbagliare l'impossibile. La candidatura della Roma è credibile ma sino ad un certo punto, perchè il quinto scudetto consecutivo dell'Inter si è delineato almeno dallo scorso novembre. Il Milan ha fatto finta di riaprire i giochi, tornando prontamente nelle retrovie, ora i giallorossi possono dare una ventata di suspance (moderata) al torneo ma l'esito finale appare scontato.

L'Inter, in Italia, non ha rivali, che piaccia o meno. Una nota sulla Sampdoria senza Cassano, quattro vittorie consecutive quando con il barese in campo i tre punti erano diventati merce rara. Una semplice coincidenza? Scelta tecnica ed in seguito infortunio, la lontananza di Cassano, sino a pochi mesi fa invocato in azzurro da mezza Italia, è coincisa con la rinascita dei doriani che tra l'altro hanno blindato Lucchini, quattro indizi costituiscono più di una prova. Il mercato è finito e le società preparano in sordina le mosse per la prossima stagione. Chi conosce questo mondo sa che la campagna acquisti estiva si definisce entro marzo, ma si possono contare alcune cessioni verso tornei che non hanno chiuso la lista trasferimenti. Svizzera, Romania e Brasile hanno beneficiato di alcuni nostri connazionali in esubero nelle rispettive squadre. Aimo Diana, tredici presenze in nazionale ed un presente travagliato al Torino, è passato al Bellinzona impegnato a non retrocedere, i suoi ex compagni di squadra Bottone e Vailatti potrebbero seguire un percorso simile, mentre Felice Piccolo (Chievo) e Roberto De Zerbi (Napoli) cercheranno minutaggi decenti presso Mandorlini al Cluji. Il brasiliano Cicinho ritrova l'adorato San Paolo interrompendo così la sua sin troppo sopravvalutata avventura europea con un'infornata di samba e saudade. La chiusura sul Torneo di Viareggio: oggi pomeriggio Juventus ed Empoli si contenderanno la vittoria nella 62ma edizione. La nota più lieta rimane la Rappresentativa serie D che ha visto sfumare il sogno soltanto ai calci di rigore, ma non si tratta di una sorpresa perchè l'ex Interregionale è una categoria molto competitiva e giocarvi da titolare risulta più incisivo che riempire i ranghi di un vivaio, anche se della massima serie. Non possiamo però tacere la discutibile organizzazione del torneo: giusto invitare 48 squadre per dare una dimensione internazionale a tutto tondo (pur se le straniere hanno svolto giusto una comparsata), pretendere però che si giochi ogni due giorni per comprimere sette partite in due settimane lascia molte perplessità. La tempistica serrata ha imposto gare su campi indegni, veri e propri acquitrini dove mancava soltanto la papera galleggiante. La cosa più grave è che lo spettacolo non si sia potuto fermare nemmeno sotto una pioggia gelata che ha quasi assiderato alcuni ragazzi. C'è un limite a tutto, non basta designare Tagliavento in finale per dare un tono professionale al complesso. Si chiama(va) Coppa Carnevale, ma con la salute dei giocatori e la bellezza del calcio non si scherza.