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L'insostenibile esigenza di vendere

L'insostenibile esigenza di vendere TUTTO mercato WEB
© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport
lunedì 16 gennaio 2012, 19:002012
di Alessio Calfapietra
In tre settimane la tabella ha sfondato quota 120.000 contatti, continuate a seguirci costantemente e non vi perderete nemmeno un minuto di questo calciomercato invernale!

Anche i ricchi piangono. Il Manchester City deve assolutamente cedere Carlos Tevez entro il 31 gennaio. La sola idea di rivedere l'argentino agli allenamenti fa venire gli incubi a Roberto Mancini, ma non è una semplice questione ambientale a rendere necessaria la sua partenza. I Citizen hanno bisogno di soldi. Sia chiaro: lo sceicco Mansour ha i mezzi per acquistare l'intera serie A, la Premier League e la Liga, ma il fair play finanziario e la conseguente proporzione fra costi e ricavi obbliga la cicala piu canterina d'Europa a far quadrare un minimo i conti. Anche se le società inglesi accoglieranno le nuove regole dell'Uefa con molta piu' facilità di quelle italiane, il trasferimento di Tevez, come di altri giocatori in esubero, resta un diktat dal quale non si torna indietro, tanto piu per garantire a Mancini qualche innesto a centrocampo visto che, sempre in tema di nababbi indotti alle lacrime, il tecnico italiano si è piu' volte lamentato di avere gli uomini contati. Il "Povero ragazzino ricco", come lo ha definito il Times, rischia poi di strapparsi la folta chioma visto che la Coppa d'Africa ha reso indisponibili anche i fratelli Tourè: una tragedia.
Tevez deve andare via al giusto prezzo. Nell'estate del 2009 è stato pagato 30 milioni, ora è lecito aspettarsi la stessa cifra per non incorrere in pericolose minus-valenze. La situazione è questa: il Milan ha l'ok dell'attaccante e del suo procuratore ma non quello della società, l'Inter al momento non ha ottenuto i favori di nessuna delle due parti ed anzi ha visto rifiutarsi la prima offerta, e infine c'è il Paris Saint Germain che, sulla carta, è l'unico club in grado di assecondare le richieste del Manchester, ma allo stesso tempo è certo di non avere il gradimento del giocatore. Se fosse per gli inglesi e in virtù della cuginanza fra i rispettivi proprietari di club, Tevez sbarcherebbe a Parigi domani mattina, ma l'intendimento dell'argentino è chiaro: vuole l'Italia e Milano, e se la pista rossonera divenisse impercorribile, accetterebbe l'altra sponda del Naviglio.

Il Milan può tornare in gioco, a patto di riuscire a cedere Pato. Come abbiamo già scritto in precedenza, l'addio del brasiliano è sicuro e verrà al massimo rimandato di qualche mese, una replica di quanto già successo con Kakà. Anche in quel caso l'affare è saltato all'ultimo istante per un rifiuto del calciatore di concerto con Berlusconi, ma si è trattato di rimandare l'inevitabile e soprattutto di trovare un acquirente che desse le adeguate garanzie in termini di competitività, ed il Paris Saint Germain non le può dare a breve termine o almeno non ai massimi livelli. Pato lascerà in ogni caso Milano: per colpe sue ma non solo un potenziale fuoriclasse vivrà gli anni migliori lontano da quel club che lo ha prelevato ancora minorenne dal Brasile. Lo score di Pato con il Milan è sfavillante, ma i troppi infortuni, i limiti caratteriali e un rapporto mai decollato con Allegri hanno allontanato nel tempo il ragazzo dalla società, tanto da trasformare la separazione, del tutto inimmaginabile un anno fa, in un'ipotesi che si sarebbe potuta concretizzare già la scorsa settimana. La pioggia di fischi piovuta dopo il derby addosso ad uno svogliato ed abulico Pato sancisce definitivamente la rottura, con il brasiliano che ha dimostrato di avere la testa altrove e che la turbolenta settimana appena trascorsa potrebbe ripetersi molto presto.

Siamo alla metà esatta della finestra invernale di mercato. Dopo i primi colpi sparati ancor prima dell'apertura ufficiale, le operazioni si sono diradate divenendo la sagra delle buone intenzioni e delle tessere del domino che rimangono ostinatamente erette. Lo stesso Milan potrebbe intervenire a centrocampo e Montolivo è un nome che può tornare prepotentemente di moda dopo un lungo silenzio. Mesbah e Merkel sono soluzioni economicamente piu' convenienti. L'Inter, a parte il promettentissimo difensore Juan Jesus, è ancora ferma al palo ma le prospettive di una rimonta in campionato potrebbero allargare i cordoni della borsa di Moratti e magari aggiudicarsi un altro derby, dopo quello vinto sul campo, ottenendo i servigi di Tevez. La Juventus aspetta di affondare il colpo decisivo per Caceres e sogna Behrami. Sul libro paga pesano però gli ingaggi di Toni, Iaquinta, Grosso, Amauri e Marco Motta, anche i piemontesi sono alle prese con una insostenibile esigenza di vendere e dovranno anche farlo in fretta, mentre per Sorensen e Krasic l'urgenza è meno stringente. La Roma non dovrebbe sostituire l'infortunato Osvaldo perchè in avanti dispone di diverse alternative, la Lazio ha invece l'obbligo di infoltire la linea mediana e Marco Parolo sarebbe l'ideale, in attesa di valutare l'uruguaiano Alfaro. Il Napoli aspetta di verificare le condizioni di Britos e Donadel (che errore far esordire così presto Vargas) prima di intervenire, e la Fiorentina prosegue a darsi ostinatamente assente. Il Novara ha messo a segno ben quattro acquisti (Rinaudo, Mascara, Jensen e Caracciolo) ed è la società piu' attiva (con il Palermo, cui va dato merito di aver puntato su Viviano), ma forse serve ancora qualcos'altro per scalare la vetta della salvezza, mentre infine il colpo piu interessante e stimolante lo ha sfoderato il Genoa.
In estate i rossoblu' si sono assicurati Jean Carlos Chera, l'adolescente brasiliano che da bimbo ha strabiliato il mondo intero con i suoi filmati e che in Liguria è rimasto un paio di mesi per poi tornarsene in patria, ora è la volta di un altro sudamericano molto quotato, si chiama Andy Polo e viene dal Perù. L'Universitario lo ha definito "una perla" e in effetti le credenziali di questa punta classe 1994 accostata ad Alexis Sanchez sono eccellenti. Per quanto riguarda il presente, il Grifone arranca e stenta a trovare una dimensione, ma quando si tratta del futuro, non si può certo dire che a Preziosi manchino la programmazione, la buona volontà e, spesso, l'occhio estremamente lungo.