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Beccaria: "L’arrivo di Vagnati al Torino? Una rivoluzione gattopardesca"

Beccaria: "L’arrivo di Vagnati al Torino? Una rivoluzione gattopardesca"TUTTO mercato WEB
Domenico Beccaria
© foto di Elena Rossin
domenica 17 maggio 2020, 13:49Altre Notizie
di Elena Rossin

Domenico Beccaria è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Beccaria è il presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata e del Museo del Toro inoltre è uno dei consiglieri del Consiglio d’Amministrazione, uno dei soci fondatori del Collegio dei Fondatori della Fondazione Stadio Filadelfia, giornalista e grande tifoso del Toro. Con lui abbiamo parlato dei cambiamenti che Cairo sta apportando alla dirigenza a iniziare dal direttore sportivo e delle conseguenze che tutto questo avrà nella conferma o nel cambio dell’allenatore e sulle linee guida del prossimo mercato estivo.
Nuovo corso al Torino con l’arrivo di Vagnati, che cosa ne pensa e che cosa potrà accadere?
“Non conosco Vagnati, ma conosco il presidente Cairo e quindi, secondo me, cambierà poco nel senso che comunque abbiamo avuto modo di capire in questi quindici anni che o poco o tanto le trattative di mercato vengono condotte dal direttore sportivo, ma poi concluse da Cairo e di conseguenza se Cairo non é nelle condizioni, per svariati motivi, di concludere le trattative aprendo il portafoglio la trattativa non va in porto. Il direttore sportivo del Torino può essere Paratici, Marotta, Tare, Sartori, Giuntoli o chi si vuole, ma non cambia nulla”.
Questa “rivoluzione” quindi la lascia perplesso?
“E’ l’ennesima rivoluzione gattopardesca e come scrisse Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo” “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” riferendosi all’arrivo dei garibaldini che andavano a portare l’Unità d’Italia. I nobili siciliani avevano perfettamente capto che adattandosi al rinnovamento in pratica lo depotenziavano riconducendolo alle loro abitudini, necessità e posizioni di comando. Se i nobili siciliani si fossero opposti al rinnovamento sarebbero stati travolti e il potere sarebbe andato al popolo, invece, assecondando il cambiamento il popolo avrebbe continuato ad essere “schiavo” e loro avrebbero continuato a comandare con la sola differenza che anziché essere nobili della corte dei Borbone delle due Sicilie lo sarebbero stati della corte di Vittorio Emanuele Re d’Italia. Il concetto è analogo al Torino, è l’ennesima rivoluzione gattopardesca in cui cambia tutto, ma in sostanza non cambia niente perché continua ad essere Cairo a decidere tutto”.
C’è un grande punto interrogativo anche su Moreno Longo e sulla sua permanenza alla guida del Torino.
“Stalin disse che la gratitudine è la malattia dei cani e Cairo sotto questo punto di vista è perfettamente stalinista perché non è la prima volta che nei momenti di difficoltà in cui tutte le contestazioni sono puntate verso di lui per scansarle ingaggia il nome granata, l’ha fatto con Novellino, con Lerda e adesso con Longo, mettendo un parafulmine che si è preso le saette della tempesta che gravitava intorno al mondo Toro e intanto Cairo ha fatto un passo in là. Il parafulmine ha fatto quello per cui era stato pagato: non allenare il Torino, ma togliere la pressione a Cairo. Adesso il parafulmine non serve più perché difficilmente il campionato ripartirà, lo dico a lume di naso poi magari mi sbaglio. Dico che il campionato difficilmente ripartirà perché la Figc per poter ripartire aveva deciso di accettare il protocollo sanitario imposto dal Governo e infatti poi si sono chieste delle modifiche poiché in caso di positività al Covid-19 di un solo giocatore in quarantena sarebbe dovuta andarci tutta la squadra e con tutti i movimenti per disputare le partite e i contatti che ci sono nel gioco del calcio uno positivo prima o poi viene fuori. E la sua squadra cosa fa? La si toglie dal campionato? La conseguenza sarebbe che si deve rifermare tutto perché chi deve giocarci contro sosterrebbe che avrebbe potuto vincere e quindi fa ricorso, ma a sua volta la squadra con un positivo sostiene che avrebbe potuto vincere se avesse giocato e fa ricorso anche lei. Va poi anche tenuto conto che l’Inail ha sentenziato che il Covid-19 è da considerarsi un infortunio sul lavoro e da quando c’è stata la sentenza Bosman i calciatori sono assimilati ai lavoratori uno che viene infettato dal Covid-19 fa causa alla società. Se il Covid-19 lo prende un giocatore scarso di una squadretta che di stipendio prende un milione di euro all’anno l’indennizzo sarà di due milioni, ma se il virus lo prende un top player di un top club chi paga l’indennizzo? Se poi capita a più di un giocatore le società come fanno a pagare a tutti l’indennizzo?
Tornando al Torino e a Longo, a lume di naso il campionato non ripartirà e il Toro si salverà, immeritatamente, ma comunque resterà in Serie A, e così il prossimo anno si ricomincerà dal principio. Tutte le contestazioni sono state cancellate, si sono perse nel mare magnum della pandemia da Covid-19 e si riparte con tutto resettato. Magari ci sarà un’atmosfera di diffidenza, ma non ci sarà più l’aspra contestazione che si era concretizzata nell’ultimo periodo di attività del Toro e Cairo avendo ottenuto quello che gli interessava può prendere un altro allenatore, magari assecondando il nuovo direttore sportivo oppure scegliendo uno che ha già in testa lui”.
Chi potrebbe essere il sostituto di Longo?
“Non lo so e non ha molta importanza perché così come si può prendere Paratici, Marotta e chi più ne ha più ne metta come direttore sportivo, ma se non gli si fornisce un budget chiunque sia può fare ben poco, così l’allenatore può essere Mourinho, Guardiola, Klopp o chissà chi altro, ma se poi gli si fornisce giocatori non adatti al suo gioco oppure calciatori da rilanciare o anche seconde, terze o quarte scelte non si può pretendere che cavi sangue dalla rape. A parte che i top allenatori al Torino non vengono, ma se anche venissero che cosa potrebbero fare? Un allenatore buono verrebbe solo con precise garanzie che gli vengano forniti giocatori di livello. Antonio Conte è andato all’Inter e ha fatto la lista della spesa e poi a pochi giorni dall’inizio del campionato visto che gli acquisti non erano in toto quelli che voleva ha detto che non avrebbe garantito nulla sui risultati visto che mancava più di un calciatore che voleva”.
Che tipo di mercato estivo si aspetta dal Torino?
“Nel Torino il mercato non é deciso a monte in base agli obiettivi per cui si decide di prendere A, B e C e poi siccome bisogna sfoltire la rosa si vendono X, Y e Z.

Il mercato del Torino invece funziona così: se riesco a vendere X, Y e Z e porto a casa abbastanza soldi per comprare A, B. C li prendo, ma se gli incassi delle vendite non sono sufficienti per comprare chi si vorrebbe allora si inizia a prendere A e se poi avanza qualche cosa si prende anche B, ma se non bastano per arrivare a B è grasso che cola l’aver preso A. L’esatte scorsa non è stato venduto nessuno, se non giocatori che erano già stati dati in prestito, e per fare il “colpo” Verdi si è atteso l’ultimo momento dell’ultima giornata di calciomercato e sempre all’ultimo è arrivato in prestito Laxalt ed è stato preso il secondo portiere Ujkani. A gennaio non è arrivato nessun rinforzo e sono stati ceduti Bonifazi alla Spal con obbligo di riscatto a 12 milioni, prestato Falque al Genoa con diritto di riscatto, ceduto definitivamente Parigini e Laxalt è tornato al Milan. Si vede che si era già speso troppo in estate. Che mercato ci si può quindi aspettare dal Toro? Si attendono i saldi e l’ultimo giorno sarà preso qualcuno altrimenti i tifosi si lamentano per l’insalata di polipo senza polipo poiché il polipo costa, mentre le patate te le tirano dietro”.
C’è possibilità che Sirigu e Belotti restino al Torino?
“Non conosco la situazione contrattuale dei due giocatori, anche se è ininfluente perché una volta i contratti erano parole date da rispettare, mentre adesso sono semplicemente il parametro che serve a capire quanto costa prendere un giocatore. Un contratto di cinque anno dovrebbe voler dire che se ne parla alla scadenza dei cinque anni, ma invece significa che se si vuole andare via il prossimo anno il parametro è fondato sul calcolo degli anni che mancano alla scadenza. Le strette di mano fra gentiluomini sono un ricordo dei bei tempi. Detto questo, mi stupirei se Sirigu e Belotti rimanessero a fronte di un progetto inadeguato alle loro aspirazioni. Noi siamo tifosi e non dico che pagheremmo per giocare nel Torino, ma ci accontenteremmo anche di 1500 euro al mese pur di avere l’onore di indossare la maglia granata. Sirigu e Belotti sono professionisti e da bambini non penso che avessero come massima aspirazione giocare nel Torino, poi successivamente arrivato al Torino possono aver sviluppato affetto per il posto, per la gente che è calda ed è attaccata ai suoi giocatori, tutta una serie di condizioni ambientali che hanno creato in loro un senso di attaccamento al Torino, ma non è la loro ragione di vita o la fede incrollabile che abbiamo noi. Quindi, non ci sarebbe né da stupirsi né da biasimarli se in assenza di un progetto sportivo ben preciso decidessero di cercare qualche altra squadra”.
Cambiando argomento e parlando del Museo del Toro si può ipotizzare il giorno della riapertura?
“Dopo il 18 maggio ci saranno sicuramente delle novità perché a quanto pare a livello nazionale i musei apriranno il 18 in via sperimentale, ma per quello che riguarda la nostra regione, il Piemonte, le riaperture sono previste dal 2 giugno. Per il nostro Museo la riapertura è subordinata al fatto che ci siano le condizioni di sicurezza per farlo. Con il sindaco di Grugliasco andrò dopo il 18 maggio a fare un sopralluogo per capire quali sono le criticità legate agli aspetti sanitari e a fronte di questo cercheremo di vedere come risolvere le criticità in modo di riaprire in sicurezza. Noi siamo un Museo gestito da volontari e non da dipendenti che hanno le tutele previste dall’Inail. Abbiamo già mandato una lettera a tutti i volontari chiedendo chi se la sente di riprendere e circa l’80% ha detto che vuole riprendere in modo che il Museo del Toro riapra. Personalmente lasciando da parte l’aspetto civile e penale non voglio avere sulla coscienza contagi per cui ho subordinato la riapertura al riuscire a creare e ad applicare il protocollo sanitario che tuteli nella maggior misura possibile la salute sia dei volontari sia dei visitatori. Appena questo sarà possibile il Museo del Toro riaprirà e lo comunicheremo tempestivamente”.

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