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Claudio Nassi: "Di Francesco e l'arbitro"

Claudio Nassi: "Di Francesco e l'arbitro"TUTTO mercato WEB
lunedì 20 marzo 2017, 07:002017
di Redazione TMW
fonte di Claudio Nassi per Claudionassi.com

Diceva Socrates, venuto alla Fiorentina quando ormai era un ex: "La partita si gioca con la squadra, col pubblico amico, con l'arbitro e i guardalinee, contro l'avversario e l'altrui tifoseria". Sarebbe stato uno dei docenti più preparati alla scuola di Coverciano. Non so quanti allenatori apprezzano quei suggerimenti, in apparenza scontati ma, come tutte le cose semplici, difficili da realizzare. Ritengo che i tecnici sappiano mettere una squadra in campo, ma quanti sono in grado di curare i tanti particolari che pretende la partita? Martedì sera ho sentito Di Francesco dire a Sky, da Alessandro Bonan, che molte volte non conosce nemmeno il nome dell'arbitro. Sono rimasto di sale. Dovrebbe essere una delle sue principali preoccupazioni durante la settimana. O forse pensa di vincere le partite col 3-4-3, il 4-3-2-1 o il 3-5-2, o con una sostituzione azzeccata? Può anche accadere, ma se dal 1990 nell'annuario tecnico-statistico Tuttocalcio c'era, in bella evidenza, la carriera dei direttori di gara, da cui si evinceva se erano casalinghi o da trasferta, oltre ad aver constatato le differenze avvenute nelle varie categorie dalla C alla A, ci doveva essere un motivo. Ma cosa pensa, riferendomi a questi giorni, che avere Brych in Porto - Juventus sia la stessa cosa che avere Aytekin in Barcellona - PSG? Emery e la società si sono lamentati alla fine, ma dovevano saperlo prima.

E mercoledì le garanzie che avevano il Manchester City a Monaco con Rocchi o giovedì il Lione con Kassai all'Olimpico le godeva con il russo Karasev il Bayer Leverkusen a Madrid con l'Atletico? Se i calciatori erano perfino indottrinati per chiamare l'arbitro e gli assistenti con il titolo accademico, che veniva esposto in bella evidenza davanti alla porta dello spogliatoio, c'era un motivo. Se a Frustalupi si suggeriva, grazie all'esperienza e al carisma in Serie B, di aiutare l'arbitro a dirigere la gara, trovandosi a operare sulla diagonale di centrocampo, c'era un motivo. Non lo faceva Boniperti, nella seconda parte della carriera, finché Ionni di Macerata in un Bologna - Juventus si tolse il fischietto dicendogli se voleva arbitrare? Quanti cercano di non trovarsi a difendere il secondo tempo sotto la curva Sud della Roma, sotto la Nord a Genova, sotto la Maratona a Torino e sotto la Fiesole a Firenze? Perché dare un ulteriore vantaggio alla squadra di casa? Può subire due gol di testa il Napoli contro il Real da Sergio Ramos, quando tutti sanno che si tratta di uno dei difensori più pericolosi quando va a saltare su palla inattiva? Non viene da sorridere quando si sente dire: "Non siamo andati ad attaccare la palla"? Non sarebbe più facile insegnare come si marca a uomo in quelle situazioni? Idem con chi ha il vizio di far sempre gol e si vede regalare spazi a dismisura.

Potrei continuare con l'uomo che va a saltare davanti a chi batte l'angolo, a chi dovrebbe stare sul primo palo, a non lasciare l'attaccante libero sul rinvio del portiere, a come ci si dispone sulle punizioni dirette, con l'uomo che parte di lato, oltre quello che si muove dalla barriera, e va a impegnare la visione periferica di chi ha solo 40 cm di spazio dove mettere il pallone. Eppure quanti gol nascono da tanta superficialità? Vorrei sapere, inoltre, se esiste una statistica che riporta i gol realizzati da quando si marca a zona, con la differenza di quando si marcava a uomo. Ci sarebbe da divertirsi.