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Colantuono: "Guai a sottovalutare il Crotone! Per vincere il Torino deve fare la partita giusta"

Colantuono: "Guai a sottovalutare il Crotone! Per vincere il Torino deve fare la partita giusta"TUTTO mercato WEB
Stefano Colantuono
© foto di Federico Gaetano
domenica 8 novembre 2020, 10:57Altre Notizie
di Elena Rossin
fonte Torinogranata.it

Stefano Colantuono è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Colantuono è un allenatore e nella stagione 2009-2010 è stato il titolare della panchina del Torino. Attualmente è direttore dell'area tecnica e organizzativa della Sambenedettese. Con lui in vista della gara di oggi pomeriggio con il Crotone abbiamo analizzato la situazione della squadra granata, che alla sesta partita in campionato ha ottenuto la prima vittoria con il Genoa dopo che aveva ottenuto un punto con il Sassuolo, ma rimediato sconfitte con Fiorentina, Atalanta, Cagliari e Lazio.
Si può dire che il Torino abbia iniziato a scorgere la luce in fondo al tunnel oppure è ancora un po’ presto e si deve vedere che cosa farà oggi con il Crotone?
“Secondo me il Torino non si trovava in un tunnel così profondo, qualche problemino lo ha, ma direi più che altro a livello mentale perché perdere partite come ha fatto con la Lazio, e non solo, nei minuti finali piuttosto che altre gare che stava gestendo bene e poi non è arrivato il risultato è stato un po’ paradossale. Si può parlare di difficoltà da questo punto di vista e poi probabilmente anche di un po’ di sfortuna, ma adesso ha fatto una partita importante perché vincere con il Genoa non è semplice e diciamo che può essere quella miccia che riaccende un po’ tutto il meccanismo e così il Torino può tranquillamente rilanciarsi. Se il Torino avesse vinto la partita con la Lazio adesso avrebbe sette punti e sarebbe nella zona centrale della classifica e direi che sarebbe stata una partenza tranquilla, normale tutto sommato per la gestione nuova e per l’avere una squadra in parte rinnovata e con un allenatore molto bravo, ma al quale va dato un po’ di tempo per far uscire quelli che sono i suoi meccanismi di gioco e la sua idea di calcio. Con quella vittoria il campionato sarebbe stato in linea con il nuovo progetto ed è per questo va dato tempo a Giampaolo”.
Se da una parte il Torino segna abbastanza, dall’altra però subisce troppi gol: 16 in 6 gare. Come lo si spiega?
“Giampaolo adotta delle situazioni di gioco a livello difensivo che, secondo me, devono essere ben assimilate dai calciatori nei meccanismi, che devono essere ben rodati. Per cui ci può stare che in questo inizio di campionato ci sia stato qualche scricchiolio dietro, però, poi c’è anche l’errore del singolo. Ho visto infatti anche gol presi per errori tecnico-tattici, ma più che per tattica di squadra per errori del singolo giocatore e questo rientra in una casistica che fa parte del gioco e sui qual si può lavorare, ma più che altro si deve stimolare l’attenzione. Il Torino è una squadra che se vuole raggiungere il traguardo di disputare un campionato di media-alta classifica avvicinandosi magari alla zona Europa League è chiaro che il discorso difensivo va un attimino aggiustato, ma meglio di Giampaolo non lo potrà fare nessuno perché lui è molto bravo in questo”.
Per evitare gli errori dei singoli basta lavorarci in settimana oppure ci vuole anche qualche altra cosa?
“Se il Torino ha puntato su Giampaolo deve sapere che un allenatore come lui per il suo tipo di calcio ha bisogno di tempo per trasmetterlo ai giocatori e sono convito che una volta che la squadra ha assimilato bene le sue indicazioni e i suoi concetti potrà fare il campionato che gli è stato chiesto di fare. Quando si cambia modo di pensare calcio è normale che ci voglia del tempo, tutto e subito non si può assolutamente averlo per cui ci vuole pazienza. Di questo sono convinto perché conosco l’uomo e conosco il professionista. Non ho dubbi sul fatto che Giampaolo farà molto bene al Torino. Poi alle volte nel calcio si tiri e si prende il palo e la palla esce e altre invece entra e c’è un discorso legato alla sorte e alla fortuna e ad altre piccole e grandi cose, ma sulle conoscenze e sulle abilità dell’allenatore io non ho alcun dubbio”.
Anche per questo motivo si spiega il perché in queste prime sei partite c’è stata un po’ di alternanza nell’utilizzo dei difensori, cosa che di solito gli allenatori tendono a evitare?
“Sì, è probabile. Un allenatore sta lì anche per capire, conoscere, andare a provare situazioni diverse. Sono tanti i fattori che vanno a influire sull’inizio di un campionato con un progetto nuovo e con un allenatore nuovo, i giocatori del Torino li conosciamo tutti, ma un conto è conoscerli stano da un'altra parte e tutt’altro conto è conoscerli quando li si allena perché si possono cogliere sfumature o particolari che si notano solo quando li si allena. Penso che Giampaolo stia anche ampliando la conoscenza del materiale umano che ha a disposizione e in modo poi da andare a mettere i tasselli idonei al posto giusto e per fare questo è chiaro che ci voglia un po’ di tempo, ma il problema è che si devono giocare le partite e si ha fretta e non c’è tempo.

Si sa che in Italia non c’è mai tempo e che andiamo tutti sempre molto di fretta”.
Su Belotti non c’è nulla da dire salvo elogiarlo, ma Verdi anche quest’anno non ha ancora ingranato. Com’è possibile?
“L’anno scorso per tutto il Torino è stata una stagione un po’ tribolata per cui sfugge a ogni tipo di considerazione riguardo al rendimento dei calciatori, però, quest’anno è diverso perché Verdi è partito dall’inizio, ma probabilmente non si considera il fatto che i giocatori vivono dei momenti in cui stanno meglio e altri benissimo, ma anche momenti in cui sono in fase down e magari hanno bisogno di tornare in condizione. Può darsi che Verdi non stia attraversando un momento di forma eccellente, però, anche in questo caso non lo si può discutere perché sappiamo che tipo di calciatore è per cui non penso che si sia dimenticato di come si gioca a calcio o di ciò che sapeva fare in precedenza quindi probabilmente sta attraversando un momento non brillante. Verdi sa giocare a calcio per cui quando ritroverà un po’ di condizione, fiducia e forma è uno di quei giocatori che in squadre come il Torino può fare la differenza”.
Quindi vale la pena aspettare Verdi?
“Ma certo, anche perché il Torno ha fatto un investimento importante su di lui e non si può accantonare un investimento del gene quindi va aspettato fino a quando tornerà nella condizione in cui tutti o abbiamo conosciuto.”.
Quanto è delicata per il Torino la partita con il Crotone?
“Il Torino ha bisogno in questo momento di dare continuità alla vittoria con il Genoa. E’ la cosa più importante perché poi con la fiducia si lavora molto meglio poiché si prova e si rischia la giocata, mentre quando subentra la paura tutto diventa più disarticolato e macchinoso. Per cui sarebbe importante per il Torino cercare di vincere con il Crotone perché si rimetterebbe in moto non dico definitivamente, ma sicuramente in maniera abbastanza consistente. Comunque, come dicevo, con la Lazio non aveva giocato male il Torino e ha solo sbagliato gli ultimi dieci minuti che avendo influito sul risultato, che in Italia è poi l’unica cosa che conta, va a condizionare il giudizio sull’intera partita che fino a quel punto era stata buona, anzi ottima. Su questa sconfitta analizzandola freddamente mi viene da dire che il Torino aveva fatto una buona partita al di là del risultato che però poi ha condizionato e infatti i granata erano andati a giocare a Genova quasi fosse stata un’ultima spiaggia e fortunatamente sono riusciti a vincere e adesso c’è un atro test importante. Guai a sottovalutare il Crotone che comunque è in difficoltà, ma anche quando ha perso ha sempre disputato buone partite e giocato bene. Per vincere sta gara il Torino deve fare la partita giusta. Vinto con il Crotone, come dicevo, il Torino può rimettersi in moto in maniera definitiva”.
Cambiando argomento e parlando di lei, ha deciso di cambiare carriera?
“Sto facendo un'altra cosa molto interessante occupandomi dell’area tecnica, ma comunque sono sempre sul campo e parlo di continuo con l’allenatore”.
Ma nel suo animo lei è sempre un allenatore?
“Ci si nasce o comunque quantomeno ci si diventa e io lo sono diventato. Diciamo che adesso non sto indossando la tuta e stiamo cercando di far crescere questa società (la Sambenedettese, ndr) che ha una proprietà importante e vuole fare un salto di qualità se ci si riesce”.
Siete a metà classifica a cinque punti dal primo posto, non male?
“Il campionato è appena all’inizio e abbiamo già cambiato l’allenatore per cui guardare la classifica oggi è molto riduttivo e non dà neanche nessun segnale per quello che sarà il proseguo. Abbiamo una buona squadra per competere con le prime piazze”.
Quindi il vostro obiettivo è arrivare in Serie B?
“Sì, l’idea é di tornare in Serie B perché questa è una piazza che per tanti anni ha militato in questa categoria. La piazza è molto calorosa e sta molto vicino alla squadra per cui vorremmo fare qualche cosa di carino e creare una sorta di modello di bel calcio”.

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