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Da Andersson a Signori, gli ex compagni ricordano Ingesson

Da Andersson a Signori, gli ex compagni ricordano Ingesson
mercoledì 29 ottobre 2014, 20:172014
di Tommaso Maschio
fonte BolognaFc.it

Il sito ufficiale del Bologna ha voluto ricordare il suo ex centrocampista Klas Ingesson interpellando alcuni suoi compagni di squadra nel biennio 1998-2000:

Carlo Nervo: "E' stato un compagno di avventura, una persona che si faceva fatica a scindere dalla sua bontà d'animo. Assieme abbiamo vissuto momenti entusiasmanti, non è giusto che a 46 anni se ne sia andato un uomo della sua bontà, intelligenza e professionalità. Indipendentemente dal grande giocatore, era prima di tutto una persona buona".

Giuseppe Signori: "Di lui ho il ricordo di un ragazzo semplice e alla mano, come si suol dire un bravo ragazzo, con grandi qualità tecniche ma soprattutto umane. Era uno che non mollava mai, era un centrocampista di quelli dinamici con inserimenti, molto bravo di testa, segnò una serie di gol importanti. Era un combattente, purtroppo però non ha vinto la sua battaglia più difficile pur avendo un fisico da gladiatore."

Massimo Tarantino:"Lo ricordo con affetto incredibile, era una persona che in squadra aveva un grande carisma e rispetto importante per tutti. Si faceva volere molto bene, perchè oltre il professionista esemplare che tutti vedevamo visto in campo era una persona di grande spessore umano. E' duro affrontare la scomparsa di un ragazzo con cui hai condiviso battaglie e momenti di gioia o difficoltà. Mi unisco al dolore di tutti".

Giancarlo Marocchi: "I ricordi di quello che abbiamo fatto assieme in campo per il Bologna ce li hanno già in mente tutti i tifosi, mentre tutti i piccoli e grandi ricordi personali li tengo gelosamente per me. Ci tengo però a condividere con tutti il fatto che averlo conosciuto e averci giocato assieme la ritengo una grande fortuna".

Kennet Andersson: "Abbiamo giocato assieme a Bologna, a Bari, ma anche a Goteborg, al Mechelen e poi con la Nazionale svedese, per me è come aver perso un fratello, un pezzo di me. Era come lo si vedeva in campo: aveva una voglia incredibile, era forte fisicamente ma anche mentalmente. E poi sapeva trasmettere affetto a tutti quelli che gli stavano vicino. Non pensava solo a se stesso ma pensava sempre al gruppo, che fosse la famiglia, gli amici o i compagni di squadra".