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esclusiva

Giordano: "Nell'osservazione dei giocatori bisogna cambiare"

ESCLUSIVA TMW - Giordano: "Nell'osservazione dei giocatori bisogna cambiare"TUTTO mercato WEB
Vito Giordano
© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com
mercoledì 22 luglio 2015, 22:322015
di Luca Esposito

Ancora una volta Vito Giordano ha accettato di partecipare ai corsi della R.O.I. Italia (Rete Osservatori Italiana) di Matteo Sassano come relatore: stavolta sarà a Catania, il prossimo 1° agosto, quando sarà tra coloro che forniranno indicazioni utili ai discepoli sull'osservazione dei giovani calciatori o dei talenti inespressi. Dopo le esperienze come consulente di mercato per la Cavese, la Nocerina, la Juve Stabia e altri club, Giordano si occupa di osservare calciatori anche all'estero, del resto già ne prese alcuni che poi hanno avuto una carriera discreta, come Luca Fusco (Salernitana e Messina in A), Dario Dainelli (arrivato anche in Nazionale) e Gennaro Esposito (che ha giocato poi anche a Verona in B), e l'ultimo è Ledian Memushaj nazionale albanese che ha sfiorato la A col Pescara ed è stato sotto contratto col Chievo. Questo l'intervento di Giordano a TuttoMercatoWeb.com.
"Ringrazio personalmente Matteo Sassano che mi ha invitato al seminario di Catania, ed è un grande piacere. Ho visto negli ultimi tempi che la R.O.I. è riuscita a rivalutare il ruolo dell'osservatore in più campi, sia allo stadio di Torino, a quello di Firenze, e in altri stadi dove si sono svolti i precedenti seminari, il che sta a dimostrare che contano soprattutto i fatti e non le chiacchiere. Alcuni osservatori che hanno partecipato ai corsi della R.O.I. tra l'altro si stanno già segnalando anche all'estero, e direi che Sassano svolge un buon lavoro in tal senso e sta facendo parlare di sé in Italia. I talent scout sono pochissimi, e queste associazioni che propongono all'Italia di riscoprire questa figura meritano un ringraziamento".

È in atto da qualche mese il primo corso per osservatori FIGC, quindi anche il ruolo dell'osservatore viene riconosciuto a livello nazionale.
"Penso che il presidente Tavecchio in piena sintonia con il ct Conte stiano valutando la situazione italiana. Ritengo che l'osservatore è diventato fondamentale, nell'andare a vedere le partite e conoscere le squadre e i giovani, anche perché ci sono dei ragazzi che vogliono mettersi in vetrina, e spero che arrivi anche il momento che la FIGC riconosca il ruolo dell'osservatore per le società".

Insieme a Sartori e a Pavone lei è stato tra quelli che ha osservato e segnalato più giocatori in Serie A e in B.
"Lei ha nominato delle persone eccezionali. Ho collaborato con il Chievo negli anni passati, e ho collaborato con il Parma: sono lieto di aver conosciuto determinate persone e un panorama diverso, ma non ho il patentino di direttore sportivo, mi sono fatto da solo. Ricordo che segnalai Memushaj al Chievo, dopo che aveva giocato nella Paganese, e per me questa è una soddisfazione. Altra soddisfazione è che anni addietro segnalai Piro, che giocava nella Nocerina, al Parma. Non è che tutte le squadre si possano permettere calciatori importanti dall'estero e pagare delle somme: solo le grandi squadre potrebbero fare questo, quindi dico che il calcio italiano deve cambiare dal basso in alto, non viceversa".

Eppure sta facendo molti passi indietro il calcio italiano, perché?
"Sono state fatte delle regole sbagliate, come quella del minutaggio: non è una bella cosa perché il club finisce per speculare sull'under per ottenere una valorizzazione. Io credo che far debuttare un giocatore nella propria società e nella propria città sarebbe il vero calcio, non è che si debbano prendere tanti calciatori, e non è ammissibile che tanti calciatori, che prima erano in A e in B, escano così da una società: ho visto che addirittura un club ha svincolato cinquanta giovani, è una cosa bruttissima. Penso che si debbano misurare le situazioni e che le Leghe facciano qualcosa per disciplinare i settori giovanili. Se qualche calciatore giovane riuscisse a debuttare in prima squadra significherebbe che si è lavorato in sintonia tra prima squadra e vivaio".

Qual è il calciatore che consiglierebbe ai club più importanti?
"Non è che ci siano dei nominativi da segnalare. Posso però dare un'indicazione personale: quando iniziai a fare questa attività di osservatore, dopo aver fatto il calciatore e l'allenatore a determinati livelli, in C2 o in D, io ritenni che osservare giovani calciatori fosse motivo di vanto. Ho viaggiato da solo a spese mie, sono andato in campi di Interregionale e di Primavera, perché poteva tornarmi utile, ma oggi se uno va in Portogallo o in Ungheria, o in Slovenia, vede che in campo in una prima squadra c'è anche un under del '97. Però potrebbe avvenire questo anche in Italia, e bisogna fare una giusta selezione di giovani interessanti e propositivi, ma non c'è bisogno di tenerli perché uno è figlio di quello, o perché c'è la parola del presidente. Secondo me bisogna cambiare mentalità, e per me è un vanto quello di essermi costruito da solo e ho fatto parlare di me. Faccio un augurio sentitissimo alla R.O.I. Italia".

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